Oggi 14 febbraio 2018 è il giorno dell’Ape volontario, l’anticipo previdenziale. Da oggi gli italiani che raggiungeranno i 63 anni e 5 mesi entro il 2018 potranno andare in pensione con tre anni e sette mesi di anticipo rispetto all’età prevista per il trattamento di vecchiaia. Vista così, l’operazione sembrerebbe vantaggiosa, ma in realtà sono pochi quelli che scommettono sul reale successo dell’APE volontario. E sono tantissimi quelli che, invece, lo considerano solo un palliativo confronto al vero problema degli italiani: l’aumento costante dell’età pensionabile previsto dalla riforma Fornero.
Partiamo dall’onere dell’operazione: l’anticipo volontario della pensione potrebbe costare molto caro. Infatti, il modello studiato messo è quello di un prestito ventennale, un prestito “ponte” in attesa di ricevere la pensione di vecchiaia alla maturazione dei requisiti richiesti.
L’importo sarà erogato dalle banche che hanno aderito e che percepiranno, ovviamente, un tasso di interesse. In soldoni, per ogni anno di anticipo rispetto all’età della vecchiaia, e per tutta la durata (20 anni) ci sarà una decurtazione della pensione di circa il 5%..
Si tratta davvero di un buon affare?
Innanzitutto diciamo che sulle scelte previdenziali non incidono solo aspetti di natura finanziaria ma anche, e soprattutto, le situazioni personali. che sono differenti da caso a caso. Da questo punto di vista è difficile fare previsioni sul numero dei richiedenti l’APE volontari. Ma, tralasciando il successo o meno dell’operazione, molto difficilmente si riuscirà a risolvere il vero nodo del nostro sistema previdenziale.
Un problema che ha un nome e cognome: mercato del lavoro. Se non si creano nuovi posti e, di conseguenza, non si versano contributi, i conti dell’Inps non saranno mai e poi mai in ordine. Oltre a questo, se non si favorisce il ricambio generazionale, sarà difficile per i giovani trovare un’occupazione stabile e quindi pagare le pensioni dei genitori o dei nonni.
Se si vuole veramente affrontare il problema delle pensioni è giunta l’ora di essere sinceri, smettere di promettere di abbassare l’età pensionabile o, cosa ancora più assurda, cancellare la riforma Fornero con un colpo di bacchetta magica, come si affannano a fare in queste ore tutti i partiti impegnati nella campagna elettorale. Ed è ancora più ipocrita affermare che tutto va bene perché ora che c’è l’Ape.
Una volta che i “pifferai magici” avranno trovato una poltrona in Parlamento tutte le promesse previdenziali sbandierate torneranno (come sempre) ad essere solo fumo.
Non c’è un solo partito che abbia parlato nei propri programmi di soluzioni reali per il vero problema: il lavoro! Se si vuole davvero che questo Paese abbia un futuro e le future generazioni una giusta pensione decorosa dobbiamo smettere di prenderci in giro e continuare a nasconderci dietro l’libi delle pensioni, capire, una volta per tutte, che il nodo da sciogliere non sono le pensioni bensì la capacità di creare lavoro.