Una vera consulenza previdenziale

Certamente competenza e professionalità sono caratteristiche imprescindibili per definire una vera consulenza previdenziale che deve però anche analizzare la situazione pensionistica del cliente a 360 gradi, perché nel momento in cui si verifica il c.d. “rischio pensione” non si ha più il tempo per correre ai ripari.

 

Diventa quindi importante per il cliente essere informato su tutti i probabili “rischi pensione” e per l’intermediario valutare insieme le possibili soluzioni. Perché è un errore gravissimo, come spesso accade, analizzare  la sola “futura pensione” (vecchia e /o anticipata) ma è necessario anche, e soprattutto, affrontare quella che potrebbe maturare oggi (invalidità, inabilità con conseguenze economiche difficilmente gestibili se non si è provveduto a un’adeguata copertura.

 

Pensiamo a una pensione d’invalidità riconosciuta dopo pochi anni di lavoro e in regime di calcolo esclusivamente contributivo, il cui importo è determinato dai soli contributi versati al momento della domanda.

 

Un esempio potrebbe essere quello di un lavoratore dipendente, coniugato senza figli,  che cinque anni prima aveva seguito il consiglio del suo “consulente previdenziale” aderendo a un piano individuale pensionistico versando 3.000,00 euro annui. Dopo 8 anni di lavoro, a causa di una grave malattia, gli viene riconosciuta un’invalidità dell’80%.

“Ringrazio il cielo di aver almeno maturato la pensione d’invalidità” pensò.

 

Con quale importo dovrà (sopra)vivere? Ipotizzando una retribuzione annua lorda media percepita di 25.000,00 euro annui, i contributi complessivamente versati sino al momento dell’evento invalidante sarebbero pari a € 66.000,00 (25.000 x 33% x 8 anni). Il coefficiente di trasformazione da considerare è quello del 57° anno di età, ossia 4,246%, che determina un importo della pensione d’invalidità pari a € 2.802,36 annui lordi, corrispondenti a € 215,56 mensili!

 

La situazione sarebbe stata ancora più drammatica se si fosse trattato di una premorienza e quindi di una pensione ai superstiti indiretta a favore del coniuge. Alla moglie, infatti, sarebbe spettato un assegno pari a € 1.681,41 annui, corrispondenti a circa 130,00 euro mensili!

 

A cosa sarebbero allora serviti i circa 24.000,00 euro accumulati nel piano pensionistico individuale?

E’ stata una buona consulenza previdenziale quella fatta a suo tempo dall’intermediario?

 

Le risposte alle due domande sono entrambe negative: in una situazione del genere, a nulla sarebbero serviti i 24.000,00 euro versati nel piano individuale pensionistico e la consulenza fatta a suo tempo non è degna di questo nome nome.

 

Le prestazioni erogate dalla generalità degli enti di previdenza obbligatoria sono sei:

 

  1. pensione di vecchiaia
  2. pensione anticipata
  3. pensione d’invalidità
  4. pensione d’inabilità
  5. pensione i superstiti indiretta
  6. pensione ai superstiti reversibile

 

che possono essere catalogate in due categorie:

 

  • pensioni al tempo “T”, differite al momento della maturazione dei requisiti necessari (vecchiaia e anticipata)

 

  • pensioni al tempo “zero” che potrebbero, purtroppo, maturare oggi (invalidità, inabilità e ai superstiti indiretta).

 

A cosa serve preoccuparsi di un rischio pensione che certamente non si presenterà prima di 35 – 40 anni e trascurare quello che potrebbe accadere oggi?

 

Una vera consulenza previdenziale deve analizzare il “rischio pensione” nel suo complesso, quantificarlo e insieme al cliente gestirlo garantendo una protezione prima per  quello che potrebbe accadere oggi.

 

 

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