A partire dal prossimo mese di aprile oltre sette milioni di lavoratori dipendenti conosceranno il loro futuro pensionistico. Dopo oltre 20 anni dalla riforma Dini, l’INPS ha deciso di spedire le “buste arancioni”, un documento con il quale sapremo quanti contributi abbiamo versato e avremo un ipotesi sull’importo del futuro assegno. Parliamo di ipotesi perché comunque si tratta di una previsione e, quindi, senza alcuna certezza. Resta il fatto che, seppur in maniera approssimativa, verremo finalmente a sapere il famoso “tasso di sostituzione“, ossia la percentuale sull’ultima retribuzione rispetto alla prima rata di pensione.
La busta arancione avrà un doppio effetto: renderci consapevoli del nostro futuro pensionistico e, ma qui è d’obbligo usare il condizionale, dovrebbe rappresentare una spinta per aderire ad una forma di previdenza complementare qualora il tasso di sostituzione fosse più basso delle nostre aspettative.
“A mio avviso bisognerebbe rendere obbligatoria l’adesione alla previdenza complementare per i giovani” ha spiegato Giambattista Chiarelli, responsabile investitori istituzionali per l’Italia e Sud Europa di Pictet, “in seconda battuta, poi, consentire che qualora volessero uscirne, siano liberi di farlo”. Cultura anglosassone dunque. nel nostro Paese qualcuno sta seguendo una strada simile.
C’è un fondo pensione chiuso (negoziale) che ha trovato una terza via per agevolare l’iscrizione del lavoratore. Si tratta del Fondo degli edili, Prevedi. nel contratto collettivo nazionale del settore, le parti istitutive del fondo hanno concordato un contributo che varia da 8 a 16 euro versato dal datore di lavoro a Prevedi. Il “contributo contrattuale” fa scattare l’adesione al fondo senza alcun onere per il lavoratore. L’iscritto avrà inoltre tutti i diritti degli altri aderenti. “L’iscrizione è dunque automatica – ricorda Diego Ballarin, direttore generale del fondo – e non può cancellare la sua posizione. Si tenga conto però che non c’è alcun onere per il lavoratore. Solo lui può decidere se vuole o meno aggiungere altri contributi”
Risultato? Prevedi oggi conta su 506 mila iscritti contro i soli 40 mila di inizio 2015. Tanto che la COVIP l’anno scorso ha segnalato questo fondo pensione come esempio da seguire. Riguardo alla busta arancione, “è un elemento importante di comunicazione e presa di coscienza ma dovrà avere una caratteristica – prosegue sempre Ballarin – la semplicità: hai questo, avrai questo. In caso contrario, sarà un’iniziativa inutile“.
L’iscrizione ad una forma di previdenza complementare diventa dunque una scelta prioritaria soprattutto per le giovani generazioni. Ma è sufficiente? “Ovviamente no – risponde Sergio Corbello, Presidente di Assoprevidenza -. L’iscrizione non può essere simbolica. per la previdenza complementare è fondamentale il versamento del trattamento di fine rapporto”. Il conferimento del TFR al fondo di previdenza è l’elemento chiave. “Rappresenta il 7% della retribuzione lorda annua – sottolinea Corbello – se poi aggiungiamo il contributo del datore di lavoro e un ulteriore eventuale contributo del lavoratore, si raggiunge la soglia del 10%”.
Da qui si deve partire se si vuole costruire, mattone dopo mattone, la futura pensione! Prima si comincia meglio è: un salvadanaio da riempire ma, soprattutto, da rompere al momento in cui si smette di lavorare. Senza dimenticare le attuali agevolazioni fiscali sui contributi versati e, non di seconda importanza, la ridotta tassazione sulla prestazione finale. Anche se qualcuno, non si capisce il perché, continua a sostenere che il Governo potrebbe fare qualcosa in più!