Il riscatto della laurea: come, quando e perché.

Andare in pensione è sempre più difficile, così altrettanto lo è trovare un lavoro per i giovani laureati. Tendenzialmente si inizia a lavorare sempre più tardi e l’età di accesso alla pensione è, riforma dopo riforma, sempre più lontana. Questo per le nuove generazioni, per le generazioni prossime alla pensione, il discorso non cambia, o per meglio dire, cambia nel senso che c’è sempre più l’esigenza di trovare nel proprio passato quei contributi utili per l’accesso alla pensione, proprio per evitare di passare ancora molti anni al lavoro. In tutte queste ottiche, assume particolare importanza l’accredito dei contributi, sia quelli obbligatori da lavoro, ma anche i contributi figurativi e i contributi da riscatto.

Una tipologia di riscatto tra le più comuni e conosciute è quella relativa agli anni del corso legale di laurea. Si tratta di un riscatto a titolo oneroso e la domanda  che spesso ci si pone è quella del calcolo della convenienza, considerando che si tratta di un esborso finanziario importante e di conseguenza assume particolare importanza la situazione previdenziale del soggetto richiedente. Analizziamo in questo approfondimento tutti gli aspetti relativi ai contributi da riscatto del corso legale di laurea.

 

Periodi del corso di laurea riscattabili e condizioni:

 

Sono riscattabili gli anni di corso legale di studio, sono esclusi i periodi “fuori corso” e quelli già coperti da contribuzione obbligatoria (lavorare mentre si studia), figurativa (servizio militare durante il corso di laurea) e volontaria.

 

I corsi legali di laurea riscattabili, sono i seguenti:

 

  • i diplomi universitari (corsi di durata non inferiore a due anni e non superiore a tre);
  • i diplomi di laurea (corsi di durata non inferiore a quattro e non superiore a sei anni);
  • i diplomi di specializzazione che si conseguono successivamente alla laurea ed al termine di un corso di durata non inferiore a due anni;
  • i dottorati di ricerca i cui corsi sono regolati da specifiche disposizioni di legge;
  • i titoli accademici introdotti dal decreto n. 509 del 1999, cioè la laurea con corso di durata triennale e aurea specialistica, al termine di un corso di durata biennale cui si accede con la laurea triennale. 
  • diplomi di alta formazione artistica e musicale. Per quanto riguarda i diplomi rilasciati dagli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale possono essere ammessi a riscatto ai fini pensionistici – secondo le vigenti disposizioni in materia – i nuovi corsi attivati dal 2005 che danno luogo al conseguimento dei seguenti titoli di studio di diploma accademico di primo livello, di secondo livello, di diploma di specializzazione e di diploma accademico di formazione alla ricerca.

Riscatto di due lauree:

A partire dal 12 luglio 1997 è data la facoltà di riscattare due o più corsi di laurea, anche per i titoli conseguiti anteriormente a questa data. Ma ovviamente in questo caso, ci sarà una contribuzione più onerosa essendo richiesto il riscatto di più anni, di due corsi legali di laurea.

 

Riscatto laurea richiesto da soggetti inoccupati:

 

Dal 2008 in poi, la facoltà di riscatto è esercitabile anche da coloro che, al momento della domanda, non risultino essere stati mai iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza, inclusa la Gestione Separata, e che non abbiano iniziato l’attività lavorativa, in Italia o all’estero. Prima del 1 gennaio 2008, per il riscatto dei periodi con contribuzione era necessario, non solo aver conseguito ovviamente il diploma di laurea, non solo che i periodi non siano già coperti da contribuzione obbligatoria o figurativa o da riscatto, ma che il richiedente fosse titolare di contribuzione, con almeno un contributo obbligatorio versato nell’ordinamento pensionistico in cui viene richiesto il riscatto.

 

Il calcolo dell’onere di riscatto della laurea:

 

L’onere del riscatto obbliga a valutare la convenienza o meno del riscatto. Uno dei parametri da considerare è la quantificazione del costo dell’operazione. 

L’onere del riscatto dipende da molti fattori: la prima considerazione da fare è che tale onere è determinato con le norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o con quello contributivo, tenuto conto della collocazione temporale dei periodi oggetto di riscatto, anche ai fini del computo delle anzianità previste dall’art. 1 della Legge n. 335 del 1995.:

Corso legale di laurea prima del 1996:

 

Per i periodi da riscattare che si collocano fino al 31 dicembre 1995 l’onere si calcola con i criteri della riserva matematica e dipende da fattori variabili come l’età, i periodi di riscattare, il sesso e le retribuzioni percepite negli anni antecedenti la domanda dal lavoratore. 

Il percorso per arrivare a determinare il costo è il seguente:

 

  1. calcolo della pensione al momento della domanda senza i contributi da riscatto
  2. calcolo della pensione al momento della domanda considerando il periodo riscattato
  3. calcolo dell’incremento di pensione (2 – 1)
  4. calcolo della riserva matematica tramite l’applicazione di un coefficiente ministeriale all’incremento di pensione dovuto al riscatto

 

Periodi da riscattare dal 1996 in poi:

 

Nel caso in cui il corso legale di laurea è avvenuto dopo il 31 dicembre 1995, il sistema di calcolo non sarà più quello della riserva matematica bensì quello contributivo:

 

 si applica l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda di riscatto e nella misura prevista per il versamento della contribuzione obbligatoria dovuta alla gestione pensionistica dove opera il riscatto della laurea. La retribuzione sulla quale si calcola l’aliquota è quella assoggettata a contribuzione nei 12 mesi meno remoti rispetto alla data della domanda e viene rapportata al periodo di riscatto. Questa disposizione indica un parametro di valutazione e cioè che siccome nel tempo le retribuzioni aumentano mediamente per effetto dei rinnovi dei contratti collettivi, il reddito di riferimento sarà negli anni sempre più alto e quindi aumenta anche l’onere di riscatto.

 

Esempio di un riscatto di laurea di 4 anni:

Se un lavoratore ha conseguito la laurea dopo il 1995, ed esattamente il corso di laurea è stato dal 2000 al 2004. Avremo 4 anni da riscattare con riferimento al reddito degli ultimi 12 mesi, ad esempio 30.000 euro. La domanda è presentata nel 2011, l’aliquota è del 33%, il calcolo sarà pari al 33% di 30.000 moltiplicato per i 4 anni per un onere di riscatto da versare pari a 39.600 euro. In questo caso saranno quattro gli anni recuperati nel proprio estratto conto contributivo dell’Inps.

 

L’onere di riscatto per i soggetti inoccupati:

 

Come abbiamo già detto, dal 2008 in poi, il riscatto degli anni di laurea è consentito anche a coloro che non vantano alcun contributo versato presso l’Inps alla data di presentazione della domanda. Si pone però il problema di come calcolare l’onere di riscatto. In questo caso l’onere è costituito dal versamento di un contributo, per ogni anno da riscattare, pari al livello minimo imponibile annuo degli artigiani e commercianti moltiplicato per l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche dell’assicurazione generale obbligatoria, vigente nell’anno di presentazione della domanda.

 

Calcolo del contributo per artigiani e commercianti:

 

Per l’anno 2017 il reddito minimo annuo da prendere in considerazione ai fini del calcolo del contributo IVS dovuto dagli artigiani e dagli esercenti attività commerciali è pari a € 15.548,00, importo sul quale va applicata l’aliquota del 33%.  Quindi, chi volesse riscattare il periodo di laurea come inoccupato presentando domanda nel corso del 2017 dovrebbe pagare, per un anno di corso, un importo pari a € 5.130,84.

 

Domanda e modalità di pagamento dei contributi da riscatto:

 

Per la richiesta di riscatto degli anni di laurea, il lavoratore deve presentare una domanda all’Ente previdenziale e il sistema di presentazione è quello online sul sito dell’Inps. Il cittadino, dotato di codice PIN dell’Inps, può presentare domanda di riscatto del corso legale di laurea tramite accesso telematico. E’ necessario allegare il certificato rilasciato dall’Università che comprovi il conseguimento del diploma di laurea, gli anni accademici durante i quali è stata frequentata la facoltà, gli anni fuori corso e la durata del corso legale di laurea. L’ente previdenziale darà poi comunicazione dell’accoglimento della richiesta. 

 

Modalità di pagamento rateizzato:

 

Il pagamento può essere effettuato in una unica soluzione o a rate. Per le domande presentate a decorrere dal 1 gennaio 2008, gli oneri da riscatto per periodi in relazione ai quali trova applicazione il sistema retributivo ovvero contributivo possono essere versati ai regimi previdenziali di appartenenza in unica soluzione ovvero in 120 rate mensili senza l’applicazione di interessi per la rateizzazione. C’è la possibilità per l’interessato di esercitare la facoltà di estinguere il debito anche in un numero minore di rate e comunque senza applicazione di interessi.

 

Convenienza del riscatto e la deducibilità:

 

Stabilire se conviene il riscatto del corso legale di laurea, soprattutto in considerazione dell’onere di riscatto da pagare, è un valutazione non facile. La convenienza, una volta conosciuta l’entità dell’onere, è calcolabile abbastanza facilmente per tutti i lavoratori prossimi alla pensione, ossia coloro per i quali il riscatto è determinante per andare in pensione in anticipo. Molto dipende da quanto si avvicina la pensione in termini di settimane e mesi accreditati nell’estratto conto contributivo.

Per gli altri lavoratori il discorso si complica, soprattutto in tempi di grandi riforme del sistema pensionistico italiano, il timore di molti di vedersi in futuro modificare i requisiti per l’accesso alla pensione, con tanto di allungamento della vita lavorativa (e quindi degli anni di contributi da accreditare, come per la recente pensione anticipata), quindi di fatto annullando gli sforzi fatti per riscattare gli anni di laurea. Sicuramente il riscatto degli anni di laurea accresce l’importo dell’assegno di pensione, risultando accreditati degli anni preziosi. Ma il vantaggio deve superare il costo e non sempre è così.

 

La valutazione per chi è nel sistema contributivo:

 

Se un giovane appena laureato intende riscattare gli anni di corso di laurea, da un lato è bene che lo faccia prima possibile, in quanto il sistema di calcolo dell’onere di riscatto fa riferimento agli ultimi dodici mesi di lavoro oppure, se ha anzianità lavorativa per 12 mesi, fa riferimento all’ammontare del contributo IVS dovuto per artigiani e commercianti (4.926 euro per anno di riscatto).

L’aumento progressivo del reddito annuo (e dello stipendio mensile percepito) per effetto degli aumenti retribuivi dei contratti collettivi nazionali (CCNL) comporta un aumento in futuro dell’onere da riscatto. Dall’altro lato il reddi:o accreditato è più basso ai fini del calcolo dell’assegno di pensione, senza considerare i timori sui cambiamenti legislativi che potranno esserci in futuro.

 

Contributi da riscatto deducibili dal reddito:

 

Uno dei vantaggi importanti del versamento delle rate degli oneri da riscatto per l’accredito dei contributi sta nel fatto che in termini fiscali rientrano interamente tra gli oneri deducibili dal reddito e quindi,  di conseguenza, abbattendo il reddito si avrà una minore imposta Irpef da pagare. La deducibilità è nella misura dell’aliquota Irpef a cui sarebbe stato sottoposto il reddito del soggetto contribuente che effettua il versamento dei contributi.

Più esattamente,  lo sgravio fiscale è sull’aliquota più alta che dovrebbe essere pagata se non si versassero i contributi. Considerando che l’aliquota minima è del 23%, che la successiva aliquota per la quota di reddito oltre i 15.000 euro è del 27%, nel caso il lavoratore abbia avuto negli ultimi 12 mesi un reddito superiore a 15.000 euro il risparmio d’imposta è del 27% su 15.000 euro.

Esempio generale basato su una prima valutazione non esaustiva:

un giovane lavoratore intende riscattare 4 anni di laurea, conseguita negli anni 2000. Il suo reddito negli ultimi 12 mesi è 20.000 euro e poniamo che il suo reddito sarà sempre intorno ai 20.000 euro. L’onere di riscatto è pari al 33% di 20.000 euro moltiplicato per gli anni di laurea, quindi pari a 6.600 euro per anno di riscatto, per un totale di 4 anni accreditati per 26.400 euro. Sulla cifra c’è il recupero come onere deducibile.

Se si opta per il versamento rateale massimo senza interessi di 120 rate  si versano 2.640 euro all’anno per 10 anni. I 2.640 euro sono interamente deducibili e abbattono il reddito imponibile Irpef, quindi il reddito imponibile scende da 20.000 euro a 17.360 euro. Tralasciando le altre imposte (addizionali regionali e comunali), gli altri oneri deducibili e le detrazioni fiscali, si può ipotizzare un risparmio pari al 27% di 2.640 euro per un totale di 712,80 euro “recuperati” come minor imposta Irpef pagata. Il costo del riscatto per ogni anno, sempre come sommaria valutazione sarebbe intorno ai 1.900 euro annui e 19.000 euro totali. Questa cifra di 19.000 euro per riscattare 4 anni di laurea con versamenti in 10 anni, non è quella che si verserà all’Inps, che è sempre di 26.400 euro richiesti, ma è la cifra del costo effettivo dell’operazione considerando un risparmio fiscale annuale sulle 12 rate pagate.

 

Calcolo per un giovane laureato senza reddito:

 

Diversa è la situazione del giovane laureato che non ha mai lavorato. Non avendo i 12 mesi di lavoro alle spalle accederà al versamento dei contributi da riscatto calcolati sulla base di quanto detto per i soggetti inoccupati. Cioè versano un onere di riscatto basato sul reddito minimo della gestione artigiani e commercianti, ossia su 5.548,00 euro di reddito. Il 33% come abbiamo visto è pari a 5.130,84 euro di onere di riscatto per ogni anno del corso legale di laurea (si ricorda che gli eventuali anni fuori corso non sono riscattabili). Ora vediamo i vantaggi fiscali, non per il giovane ma per i familiari che lo hanno a carico, cioè molto spesso i genitori.

Detrazione 19% dei contributi da riscatto della laurea. Nel caso il richiedente non abbia un reddito personale, il contributo pagato rientra tra le detrazioni fiscali nella misura del 19 per cento dell’importo stesso, dall’imposta dovuta dai soggetti nei confronti dei quali l’interessato risulti fiscalmente a carico. Sulla base di questa valutazione, il genitore insieme al figlio neolaureato possono decidere se attivare il riscatto.

 

Il giovane non possiede redditi o non supera i 2.840,51 euro di reddito, quindi essendo ancora fiscalmente a carico dei genitori, quest’ultimi possono fruire della detrazione del 19% dell’onere sostenuto, detrazione che abbatte l’imposta Irpef da pagare sui propri redditi. Il costo dell’onere di riscatto effettivo, considerando il risparmio d’imposta, sarebbe di circa 4.000 euro. Potrebbe capitare che il giovane sia incapiente, cioè possegga un reddito personale ma non elevato da pagare imposta Irpef a saldo, cioè con le detrazioni fiscali spettanti che coprono l’Irpef lorda. In questo caso il giovane non può né recuperare il 19% tramite i genitori, avendo un reddito superiore a 2.840,51 euro, né fruire dell’onere da riscatto come onere deducibile dal reddito, non ne avrebbe vantaggio, perché già non paga l’Irpef calcolata sul suo reddito al netto degli oneri deducibili e delle detrazioni fiscali.

 

La valutazione di convenienza per chi è nel sistema retributivo o misto. In questi casi ipotizzare una convenienza del riscatto degli anni di laurea per coloro che sono nel sistema retributivo (vantano almeno 18 anni di contributi versati prima del 31 dicembre 1995) o nel sistema misto (vantano contributi versati prima di tale data), è operazione alquanto difficile. Il sistema di calcolo è molto diverso dal sistema contributivo, tiene conto, come abbiamo visto, di tanti fattori. Per questa tipologia di lavoratori però l’accesso alla pensione è almeno più vicina e quindi si potrà rapportare il sommario costo dell’onere del riscatto, non difficilmente valutabile per sommaria approssimazione, con gli anni mancanti per ottenere l’accesso alla pensione. In successiva fase si potrà poi valutare gli effetti di tale scelta sull’aumento dell’assegno di pensione che si va a percepire.

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