Previdenza e situazione politica

Lo scenario politico non è certo dei migliori: a quasi novanta giorni dal voto si riparla di elezioni e si cerca di mettere in piedi un Governo “che non c’è” con l’obiettivo di traghettarci verso un nuovo voto.

 

La previdenza in tutto questo c’entra, eccome, se non altro perché è stato uno degli slogan più gettonati in campagna elettorale. Che ne sarà ora delle pensioni?

 

La tanto sbandierata “abolizione della riforma Fornero” si è alla fine ridotta  all’introduzione di quota 100 (somma tra età e anzianità contributiva) e quota 41 (anni di contribuzione per lasciare il lavoro indipendentemente dall’età anagrafica). Due misure che erano già state giudicate eccessivamente onerose e irrealizzabili dal Presidente dell’INPS Tito Boeri che ha quantificato il costo complessivo in oltre cento miliardi di euro mentre nel “contratto di governo” si parlava di uno stanziamento di cinque miliardi. Il mancato incarico rappresenta un salvagente per i giallo verdi che evitano (o slittano) la prova del fuoco e possono utilizzare il tema pensioni anche nella prossima campagna elettorale. A rendere ancora più irrealizzabile le promesse ci ha pensato poi il mercato e lo spread che ha abbondantemente superato i 300 punti, non distanti dai 500 del 2011 che avevano portato il Paese sull’orla del default. Il timore degli investitori è di aver investito in euro ed essere rimborsati (forse) in lire.

 

Per quanto riguarda le pensioni il “Governo ponte” non farà assolutamente nulla tranne l’ordinaria manutenzione. Sul futuro esecutivo il tema pensioni resta un gran punto di domanda rappresentando una mina vagante capace di attirare consensi ma che potrebbe rivelarsi un boomerang fatale alla prova dei fatti. Il nostro Paese si classifica al secondo posto tra i Paesi OCSE per la spesa previdenziale, superati solo dalla Grecia, con una spesa pari al 15% del PIL. Secondo il bilancio INPS del 2016 la spese pensionistica è stata di 258,8 miliardi di euro costringendo le casse dello Stato a un esborso di 41,4 miliardi a carico soprattutto della fiscalità generale.

All’interno di una simile cornice l’unica tela che è possibile mettere è la riduzione dei costi.

 

Infine, per quanto riguarda la previdenza complementare non resta che dare attuazione alla legge di mercato e sulla concorrenza 2017 convocando il tavolo di confronto.

 

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