Con le deliberazioni del 25 maggio 2016 la Commissione di vigilanza ha riformato il Regolamento sulle modalità di adesione alle forme pensionistiche complementari, introducendo novità in tema di raccolta delle adesioni mediante sito web, di Nota informativa e di Progetto esemplificativo standardizzato.
Il 1° gennaio 2017 rappresenta la data in cui entreranno in vigore le nuove disposizioni mentre ci sarà tempo fino al 31 marzo 2017 per aggiornare la Nota informativa e il nuovo documento “La mia pensione complementare” che sostituirà l’attuale “progetto esemplificativo standardizzato”.
Rinviando ad ulteriori approfondimenti le novità in materia di Nota informativa e Progetto esemplificativo, vogliamo soffermarci sulla riforma delle modalità di adesione alle forme pensionistiche complementari. In quest’ambito la novità più importante riguarda sicuramente la possibilità di poter utilizzare il web come forma di adesione on line.
Abbiamo avuto modo di leggere diversi pareri favorevoli in questa direzione: c’è chi parla di “agevolazione dei fondi pensione nella fase di raccolta delle adesioni“, chi sostiene che “l’adesione on line contribuirà ad una riduzione dei costi”, chi, ancora, afferma che in questo modo ci sarà una “maggior diffusione della previdenza complementare“.
Ci sembra di capire che gli “esperti” indichino come cause di mancato decollo della previdenza complementare “una difficoltà nella fase di raccolta delle adesioni” e “costi troppo elevati” e che tutto possa risolversi con l’introduzione dell’adesione on line.
Tre sono le riflessioni che vogliamo fare in merito:
- l’interesse di chi gestisce il risparmio previdenziale
- il compito degli intermediari
- i costi sostenuti dal cliente
Riguardo al primo punto, ci sembra di capire che l’introduzione dell’adesione on line porti, purtroppo, ad una sola conclusione: l’interesse di chi gestisce il risparmio previdenziale è solo quello di “fare business”, maggiori sono le risorse in gestione e maggiore è il guadagno.
Sul secondo punto, gli intermediari (Banche, SIM, SGR, Compagnie di assicurazione) dovrebbero iniziare a fare quello che non hanno mai fatto ossia prendersi carico di un compito sociale, di cui lo Stato si è sempre disinteressato, rappresentato da una reale informazione fatta di trasparenza, semplicità e chiarezza.
L’ultimo punto, riguarda infine gli operatori, coloro che “trasformano” i costi sostenuti dal cliente in provvigioni. Un costo ha un senso se giustificato da un “valore aggiunto”, in caso contrario è inutile. Probabilmente la previdenza complementare rappresenta uno tra gli argomenti che più necessitano di competenza e professionalità nei confronti del cliente, in una parola sola: consulenza e la consulenza, quando prestata, deve essere pagata. Il problema si pone quando, come nella maggioranza dei casi, le provvigioni non sono giustificate da una prestazione professionale.
La previdenza complementare, con tutto rispetto, non è una polizza RC auto che può anche essere scelta on line tra quelle meno costose. E’ impensabile, oltre che assurdo, poter pensare che un cliente possa scegliere una forma pensionistica on line e che questo faciliti la modalità di adesione riducendo i costi!
E’ indispensabile il rapporto personale, la competenza dell’operatore che renda consapevole il cliente, lo aiuti a capire quale possa essere la soluzione più adatta a lui, lo assista durante tutta la fase di adesione. Solo così la previdenza complementare potrà decollare, tutto il resto è solo “business unilaterale“.
Questa nuova “trovata” porta ancora una volta, purtroppo, ad una sola conclusione: l’interesse di chi gestisce il risparmio previdenziale è solo quello di raccogliere il più possibile (più risorse in gestione = maggior guadagni in termini di commissioni), trascurando il vero problema che è la mancanza di una corretta informazione e consulenza nei confronti del cliente.
Pensavo di averle viste tutte…
Non si finisce mai di imparare.