Per il decollo della previdenza complementare occorre un servizio di consulenza

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Al contrario della previdenza obbligatoria, la previdenza complementare si basa sul principio della “capitalizzazione“: non pone alcun onere sulle spalle delle generazioni future ma lascia a carico dell’aderente il “rischio finanziario“.

In realtà non c’è solo il rischio finanziario a carico del sottoscrittore di una forma di previdenza complementare perché la natura del rischio nei piani di previdenza a contribuzione definita (come sono i nostri fondi pensione) è multiforme. Molti lavoratori sono privi delle necessarie competenze per essere in grado di scegliere razionalmente l’investimento più coerente con le proprie esigenze, soprattutto in un ottica temporale di medio lungo periodo

Ci sono poi fattori fuori dal controllo degli aderenti, eventi subiti passivamente come il rischio di ribasso dei mercati finanziari, il rischio inflazione, il rischio di sopravvivere ai propri risparmi o di subire forti perdite per un evento eccezionale. Ci sono poi rischi che, sino ad un certo punto, sono sotto il controllo dell’aderente, perché legati ai suoi comportamenti, alle sue scelte, come un errato utilizzo delle opzioni di investimento a sua disposizione, scelte troppo aggressive o troppo conservative, il rischio di versare contributi insufficienti o di avere necessità di liquidità prima del pensionamento.

In Italia sono circa 6 milioni e mezzo gli aderenti alla previdenza complementare su un mercato potenziale di circa 22 milioni di occupati; il 25% interrompe i versamenti contributivi e il fenomeno è più diffuso tra le forme pensionistiche ad adesione individuale. Il contributo medio versato a un PIP è di poco superiore ai 1.500 euro all’anno, contro i 2.500 euro dei fondi negoziali. Quasi il 75% degli iscritti più giovani aderisce a linee di investimento garantite o obbligazionarie. Tutto questo sta a dimostrare cosa accade quando il lavoratore è lasciato solo a decidere, a gestire rischi.

Per far decollare la previdenza complementare è più che mai necessario abbandonare la vendita del singolo prodotto, fondo pensione o PIP, o del solo beneficio fiscale ed iniziare ad offrire un servizio di consulenza, assistenza e pianificazione previdenziale che accompagni nel tempo il lavoratore.

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