Pensioni: smettiamola di dire bugie

La polemica sulle pensioni è tornata alla ribalta nell’ultimo periodo: sentenza della Consulta sulla mancata rivalutazione, ripresa degli attacchi senza pietà contro la riforma Fornero, proteste dei pensionati “minimi” che si lamentano di aver lavorato per una vita intera e di aver ricevuto una pensione “da fame”, scandalo dei vitalizi e delle pensioni d’oro dei parlamentari. Morale? Il sistema previdenziale è iniquo e da rivedere: da tanto a chi ha versato poco e poco a chi ha versato tanto.

Si può decidere di “cavalcare l’onda del populismo” e scendere in piazza a protestare  tutti assieme oppure cercare di capire come realmente stanno le cose.

Che questo sistema ha creato ingiustizie (spesso addirittura vergognose) e iniquità è del tutto fuor di dubbio ma è altrettanto scorretto “far di tutta l’erba un fascio”. La verità è che c’è chi ha versato poco e prende tanto e chi ha versato tanto e prende il giusto! Lasciamo alla volontà dei nostri politici (ammesso che ci sia) affrontare il primo punto e analizziamo il secondo cercando di fare un po’ di chiarezza e corretta informazione cercando di sfatare certi miti o credenze popolari.

Lavoratori dipendenti e autonomi

I sistemi utilizzati per calcolare la pensione sono, ad oggi, tre: retributivo, contributivo e misto. Ma indipendentemente dal sistema utilizzato l’importo della pensione è perfettamente coerente con la retribuzione (o il reddito) percepita durante la vita lavorativa oppure con i contributi versati. Nel sistema retributivo la variabile è una media delle retribuzioni/redditi percepiti immediatamente prima del pensionamento mentre nel sistema contributivo sono i contributi versati. Che si tratti di un lavoratore dipendente o autonomo l’INPS non fa distinzioni, il sistema utilizzato è il medesimo. L’obiezione (per i più informati) potrebbe essere quella del numero di anni presi in considerazione per il calcolo della “media”, più sono e minore è il risultato: non è così perché ci si dimentica di dire che prima di calcolare la “media” le retribuzioni (o redditi) sono attualizzati al momento del calcolo, sono cioè rivalutati in base all’inflazione media avuta, quindi che si prendano gli ulti 5 anni o gli ultimi 15 piuttosto che l’intera vita lavorativa il risultato cambia di poco.

Pensioni d’oro e pensioni al minimo

Chi percepisce una pensione d’oro costruita nel tempo se l’è guadagnata. Prendiamo l’esempio di una persona che ha versato contributi come dirigente per 30 anni, in questo caso il calcolo dei contributi versati all’INPS deve essere fatto in milioni di euro! Il corrispettivo è una rendita di 10 – 15 euro annui, cosa c’è di strano? Il problema è che si tende a confondere la pensione d’oro incassata da chi si è seduto per pochi anni in Parlamento con chi invece se l’è meritata.

La pensione minima, per lo stesso motivo di equità, non è scandalosa, al contrario è meritata. La frase più comune che si sente dire è: ” Governo ladro, com’è possibile che dopo 40 anni di lavoro abbia una pensione di 500,00 euro all’anno!”  Anche qui si tratta di un problema di cattiva informazione/confusione. Non è importante per quanti anni si è lavorato, la pensione matura in base a quanto reddito si è dichiarato o di quanti contributi si sono versati.  Quando di parla di evasione fiscale sarebbe il caso di ricordare che “in buona compagnia” c’è anche il problema dell’evasione contributiva!

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