pensioni sempre più basse con i nuovi coefficienti di conversione

A stabilirlo è un decreto del ministero del Lavoro pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1° giugno 2020. Il taglio non riguarda le pensioni in essere, né chi si ritirerà dal lavoro entro dicembre 2020. Ma dal 1° gennaio 2021 chi andrà in pensione vedrà ridotto il proprio assegno: questo perché sono stati modificati i coefficienti di trasformazione del montante contributivo per il biennio 2021/2022. Vediamo che cosa significa.

 

Dal 1° gennaio 2021 le pensioni saranno più basse. Chi andrà in pensione dal prossimo anno vedrà quindi un mini-taglio sulla quota contributiva del proprio assegno. A stabilirlo è un decreto del ministero del Lavoro pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1° giugno 2020, che ha modificato i coefficienti di trasformazione del montante contributivo per il biennio 2021 – 2022. Il cambiamento non riguarda le pensioni in essere, né gli assegni a cui avrà diritto chi si ritirerà dal lavoro entro dicembre 2020.

 

Ciò significa che sono stati ritoccati i coefficienti usati per calcolare a quanto ammonta la quota contributiva della pensione in base ai contributi versati. E per i prossimi due anni sono stati abbassati. Introdotti insieme al sistema contributivo, i coefficienti di trasformazione non sono altro che degli elementi numerici che vengono applicati ai contributi totalizzati nel corso della propria vita lavorativa e consentono di calcolare l’ammontare della pensione. Questi, inoltre, variano a seconda dell’età anagrafica: più tardi il lavoratore si ritirerà dal lavoro, più alto sarà l’assegno pensionistico.

 

Più il coefficiente è alto, maggiore sarà l’assegno a cui ha diritto il pensionato: in questo caso, tuttavia, per chi si ritirerà dal lavoro tra il 2021 e il 2022, i coefficienti utilizzati per il calcolo della pensione sono stati rivisti a ribasso rispetto agli anni precedenti. Come spiega il Sole 24 Ore, negli anni scorsi i coefficienti andavano dal 4,20% per una persona che si ritirava dal lavoro a 57 anni a 6,513% per chi andava in pensione a 71 anni: con la revisione del decreto del 1° giugno, questi passano al 4,186% in corrispondenza dei 57 anni (-0,33%) e al 6,466% per i 71 anni (- 0,72%). Non si tratta di tagli onerosi, ma comunque si evidenzia come continuino a calare le pensioni.

 

i nuovi coefficienti 2021 – 2022

età coefficiente %
57 4,186
58 4,289
59 4,399
60 4,515
61 4,639
62 4,770
63 4,910
64 5,060
65 5,220
66 5,391
67 5,575
68 5,772
69 5,985
70 6,215
71  

 

Questo meccanismo automatico disincentiva la permanenza al lavoro, questo perché “scattando” l’aggiornamento il 1° gennaio per tutti i lavoratori e le lavoratrici determina una sensibile riduzione di importo dell’assegno se un lavoratore, che ne abbia i requisiti, decidesse di andare in pensione a dicembre o negli anni successivi.

Un meccanismo in netta contrapposizione con il principio alla base del contributivo, infatti nonostante un’ età più elevata e maggiori contributi versati il lavoratore che ha aspettato, incorrendo nell’aggiornamento, rischia di ricevere un assegno previdenziale minore.

 

Un meccanismo che agisce doppiamente sull’aumento dell’aspettativa di vita con una evidente doppia penalizzazione:

  1. aumento dell’età pensionabile
  2. riduzione dell’assegno pensionistico

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