Il problema è sempre lo stesso: l’incapacità (o la mancanza di volontà?) di separare le spese per l’assistenza da quelle per la previdenza. Con la conseguenza che le prime assorbano una parte consistente delle risorse fino al punto da non far quadrare i conti dell’Inps. Si tratta di un problema ben noto da anni e denunciato dai vari presidenti che si sono avvicendati dalla guida dell’Istituto, ma senza mai passare dalle parole ai fatti. Detto in termini pratici, se la spesa per le pensioni è finanziata dai contributi versati dal lavoratore (almeno da quando è entrata in vigore la riforma del passaggio dal sistema retributivo a quello retributivo), la spesa per assistenza è tutta a carico dei cittadini.
Pensioni, bilancio Inps in crisi, ecco perché
In buona sostanza, la spesa per assistenza è a zero contributi. E grazie ai dati pubblicati dall’Inps sappiamo anche che la quota delle pensioni assistenziali è pari a 22%, una spesa tutta a carico del cittadino. Si tratta insomma di una spesa pura e non autofinanziata. Certo, è compito dello Stato aiutare chi è rimasto indietro e più bisognosi. Ma il problema è che in questa percentuale rientrano anche evasori e furbetti. Il costo sociale ed economico schizza allora verso l’alto.
Aumento delle imposte e taglio delle pensioni
Perché poi succede che la spesa a carico della collettività non è equamente distribuita. Dati del Ministero dell’Economia alla mano sulla base delle dichiarazioni dei redditi presentate ogni anno, il numero di evasori e di ingiustamente mantenuti è costantemente elevato. Se non pagano tasse 12 milioni di italiani sui 40 milioni che presentano la dichiarazione dei redditi (sono considerate sia quelle con 730 e sia quelle con modello Redditi), il sistema Inps è finanziato da meno della metà dei contribuenti. E quando si tratta di recuperare denaro le armi utilizzate sono le solite due: l’aumento delle tasse e il taglio alle pensioni.
Proviamo a quantificare la spesa che, quasi sotto silenzio, sta mandando in tilt il bilancio dell’Inps? Se la spesa annua dell’Inps ammonta oggi a 204 miliardi di euro, quella non coperta da contributi incide per 21,3 miliardi di euro.
Possiamo anche andare oltre ovvero scoprire dove si annidano le pensioni assistenziali non coperte da contributi. A rivelarlo è sempre l’Istituto nazionale della previdenza sociale nel territorio sono maggiormente presenti nel Sud Italia. Se il 56,2% del totale delle pensioni di vecchiaia infatti sono destinate alle regioni settentrionali, mentre quelle assistenziali arrivano al Sud quasi al 50% del totale. Più precisamente un residente su dieci in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia ne è beneficiario. Impensabile che si possa andare avanti per ancora molto tempo in questa situazione e senza una razionalizzazione delle spese.