Dall’INPS arrivano i primi dati relativi al bilancio 2014.
Nel Bilancio sociale 2014 poco meno della metà dei pensionati totali (circa 6,5 milioni), il 42,5%, non arriva a un importo di mille euro mensili. Tra questi, circa 1,8 milioni, si trova addirittura sotto i 500 euro. Rimane forte lo squilibrio del trattamento tra uomini e donne, con le pensione di quest’ultime che sono inferiori di quasi un terzo.. Dei 15,5 milioni di pensionati totali, il 4,6% (724 mila) hanno una pensione di oltre 4.300 euro al mese. La pensione media più bassa è dei pensionati residenti al Sud, pari a 1.151 euro mensili; al Nord si sale a 1.400 euro, mentre al Centro si arriva a 1.418 euro.
Allarmismo irrazionale e strumentale
Il dato relativo alle pensioni sotto i mille euro mensili, per circa la metà dei pensionati, è certamente preoccupante se si guarda la capacità di mantenere un decoroso tenore di vita da parte di questi soggetti ma va letto con fredda razionalità. L’INPS , almeno per i normali cittadini, ha da sempre erogato prestazioni, direttamente o indirettamente, legate al reddito da lavoro dichiarato nel corso della vita lavorativa e, non caso, la maggioranza di queste pensioni riguardano i lavoratori autonomi. Forse sarebbe doveroso fare una piccola riflessione sull’evasione contributiva (ma anche fiscale) che nel corso degli anni passati ha interessato gli attuali pensionati.
Le pensioni
Durante il 2014 l’INPS ha pagato 20,920 milioni di pensioni, tra cui 17,188 milioni di trattamenti previdenziali (derivanti cioè dal versamento di contribuzione), per un totale di circa 243,500 miliardi di euro e 3,732 milioni di trattamenti sociali (assistenza non derivante da contribuzione) per 25,303 milioni di euro.
La spesa lorda complessiva ha sfiorato la cifra di 269 miliardi di euro, inclusa la spesa per le indennità di accompagnamento e le invalidità civili.
Le pensioni previdenziali in essere al 31 dicembre 2014 si riferiscono, per il 54,8%, a dipendenti del settore privato, per il 16,4% a dipendenti pubblici e per il 26,8% a lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti). La quota restante, 1,9%, riguarda gli iscritti alla Gestione Separata.
Se guardiamo alla tipologia di prestazione, le pensioni di vecchiaia e anzianità/anticipata sono nel complesso circa 11,6 milioni e costituiscono il 67,5% del totale. Seguono le pensioni ai superstiti con il 25,9% (circa 4,5 milioni) e le pensioni di invalidità/inabilità con il 6,6% (circa 1,2 milioni).
La distribuzione per sesso mostra che le donne costituiscono la maggioranza tra i titolari di pensione di vecchiaia e ai superstiti, mentre le pensioni di anzianità/anticipata sono prevalentemente erogate a soggetti maschi.
Effetto Fornero
Il numero delle nuove pensioni erogate durante il 2014 risente della riforma Monti- Fornero che ha allungato i tempi: ammontano a quasi 560 mila unità, con un decremento rispetto all’anno precedente sia nel numero sia nell’importo complessivamente erogato.
In particolare diminuisce del 6,2% il totale dei nuovi assegni e del 5,1% la spesa complessiva annua, mentre l’importo medio lordo mensile cresce dell’1,2%.
Con riferimento alle pensioni di anzianità/anticipata erogate nel corso del 2014 (125.371) si nota, con circa l’11,5% in meno rispetto all’anno precedente, un mancato decremento che si accompagna a una diminuzione dell’8,1% della spesa annua mentre il valore medio dell’assegno aumenta del 3,8%.
Le nuove pensioni di vecchiaia (131.641) diminuiscono del 12,6%, come anche la spesa annua pari a circa 1,4 miliardi di euro ( – 9,9%).
Per le pensioni di anzianità/anticipata, l’età media sale a 59,7 anni tra i dipendenti privati, a 61,3 tra i dipendenti pubblici e a 60,2 tra i lavoratori autonomi.
Anche per le pensioni di vecchiaia si registra un aumento di età media rispetto al 2013 con valori pari a 64,9 anni per i dipendenti e 66,2 per i lavoratori autonomi. Le donne rappresentano il numero maggiore dei pensionati di vecchiaia in età mediamente più avanzata rispetto agli uomini, in prevalenza destinatari di pensioni di anzianità/anticipata.
Migliora il bilancio INPS
Dal bilancio consuntivo del 2014 risulta che le uscite dell’INPS ammontano a circa 431 miliardi di euro, di cui la parte più rilevante è rappresentata dalle prestazioni istituzionali (pari a 303 miliardi). A fronte di queste uscite, il totale delle entrate è pari a circa 424 miliardi di euro (+ 6,6% rispetto al 2013). le entrate correnti ammontano a circa 314 miliardi di euro, di cui 211 miliardi (+ 0,6% rispetto al 2013) derivano dai contributi versati dai lavoratori attivi e quasi 98 miliardi dai trasferimenti dal Bilancio dello Stato.
Il saldo tra entrate e uscite evidenzia un disavanzo complessivo di 7 miliardi di euro – determinato, per lo più dalla parte corrente – che rappresenta comunque un miglioramento di quasi 2 miliardi rispetto a quello del 2013 ( – 8,7 miliardi).