Da un po’ di tempo è tornato alla ribalta il tema delle pensioni: dalla sentenza della Consulta sulla mancata rivalutazione, alla ripresa degli attacchi senza pietà contro la riforma Fornero, le proteste dei pensionati “minimi” che si lamentano di aver lavorato per una vita intera e di aver ricevuto una pensione “da fame”, lo scandalo dei vitalizi e delle pensioni d’oro dei parlamentari (e non solo). Risultato? Il sistema non funziona, è iniquo e ingiusto e va rivisto. Problema? La confusione e la cattiva informazione dei cittadini. Responsabilità? Dei “soliti ignoti” (si fa per dire) che hanno tutto l’interesse a che le cose rimangano così.
Forse un po’ d’ordine e d’informazione è doveroso farlo. Andiamo con ordine:
Le pensioni d’oro
La prima cosa da chiarire è che ne esistono di due categorie: ci sono quelle guadagnate e quelle “legalmente” rubate e la distinzione è d’obbligo perché altrimenti si torna alla confusione e alla propaganda fine a se stessa. Lasciando ad altri l’analisi e il giudizio sulla seconda tipologia, approfondiamo e spieghiamo perché ci sono anche quelle giustamente guadagnate.
Prendiamo l’esempio di un lavoratore dipendente che per venticinque anni versi contributi come dirigente di un’azienda, con una retribuzione media lorda annua di 250.000,00 euro. Bene, questo soggetto ha versato nelle casse dell’INPS poco più di due milioni di euro (33% di 250.000,00 X 25 anni). Cosa c’è di tanto scandaloso e ingiusto che percepisca una pensione di 100.000,00 euro all’anno? E’ un po’ come ritenere scandaloso il fatto che una persona abbia versato in una polizza vita due milioni di euro e ne ricavi, a scadenza, due milioni e 500 mila euro.
Le pensioni al minimo
Anche qui tanta confusione e propaganda. La pensione minima, per lo stesso motivo di equità, non deve far gridare allo scandalo perché è la giusta risposta a una particolare situazione. La frase più comune che si sente dire è: ” Governo ladro, com’è possibile che dopo 40 anni di lavoro abbia una pensione di 500,00 euro all’anno!” Anche qui la cattiva informazione la fa da padrona. Non è importante per quanti anni si è lavorato, ma quanti contributi sono stati versati. Una persona può aver lavorato per 40 anni ma dichiarando solo il 30% del fatturato, è evidente che oltre all’evasione fiscale c’è un problema di evasione contributiva che, inevitabilmente (e giustamente), porta a a una riduzione della pensione. Se hai lavorato per 40 anni e hai una pensione di 500,00 euro al mese non è per colpa di un Governo ladro ma per il motivo sopra menzionato.
E’ evidente che tutto questo ha un senso quando si parla prettamente di “previdenza” (quello che hai per quello che hai dato), un discorso a parte, e completamente diverso, si deve fare per “l’assistenza” (quello che hai senza aver dato).
Vi siete mai chiesti perché non si è mai voluto separare la previdenza dall’assistenza?