Le domande che non vengono mai fatte

italia domandaCi sono due domande relative al tema pensioni che non vengono mai fatte in pubblico.

1) Dove sono i contributi versati? C’è un conto in qualche banca/fondo statale associato al nome e cognome del lavoratore con anche solo una percentuale dei soldi versati in deposito da utilizzarsi quando questi andrà in pensione?

No, non c’è. I soldi sono stati già tutti spesi. Il relativo “conto personale” e l’ammontare che si legge sugli estratti conti contributivi sul sito dell’INPS rappresenta solo un ipotesi teorica, unicamente sulla carta. In una gestione seria della previdenza, una parte dei contributi avrebbero dovuto coprire il pagamento delle pensioni (sistema a ripartizione) ed una parte essere messi da parte per il futuro. Ma questo non è avvenuto perché i vari governi hanno sperperato tutto e tanto di più di più. Risultato: non ci sono soldi da parte per il futuro, si parte da zero. E ogni volta che si parte da zero è un ottima occasione per scegliere regole eque e sostenibili anche da un punto di vista sociale. Per sapere che regole scegliere occorre rispondere alla seconda domanda:

2) a cosa servono le pensioni?

Rispondendo in modo serio e trasparente a questa domanda, le regole vengono fuori da sé. Per esempio, in un paese che si definisce avanzato dovrebbero garantire il minimo indispensabile per vivere decorosamente quando una famiglia anziana non è più in grado di mantenersi. Ovviamente non in centro a Milano, ma in un vicino paesello di provincia. Con questo criterio le pensioni dovrebbero andare da un minimo di X euro ad un massimo di Y euro, con il valore di Y non superiore a 3.000,00 euro, a partire da domani.

A quelli che protestano “ma io ho contribuito tanto” bisogna spiegare che i loro soldi sono già stati spesi (per finanziare le pensioni passate), come una qualunque tassa ed è ingiusto gravare tutto il peso degli errori passati sulle future generazioni, già alle prese con il problema della ricerca di un lavoro stabile e di un futuro sereno. Diminuiamo quindi i contributi e le prestazioni in maniera equa e sostenibile.

Qualcuno potrà rispondere differentemente alla seconda domanda, ma prima bisogna spiegare bene e informare il cittadino dei fatti ma soprattutto porla.

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