Lavoratori autonomi e liberi professionisti: previdenza integrativa solo individuale

previdenza integrativaLa previdenza integrativa su base individuale rappresenta ad oggi “di fatto” l’unica soluzione accessibile per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti stante la sostanziale assenza di forme pensionistiche collettive di riferimento. L’unico fondo negoziale di riferimento è rappresentato dal “Fondo Sanità” che si rivolge alle professioni sanitarie.

Il nostro sistema di previdenza complementare prevede la distinzione tra forme pensionistiche promosse dalla contrattazione collettiva (fondi pensione negoziali, fondi pensione aperti ad adesione collettiva, fondi pensione preesistenti) e forme pensionistiche individuali (fondi pensione aperti su base individuale e Piani Individuali Pensionistici di tipo assicurativo – PIP). Da un punto di vista statistico, le adesioni su base individuale, soprattutto ai PIP, risultano essere numericamente più consistenti di quelle su base collettiva. Secondo i dati COVIP (l’organismo di vigilanza sulla previdenza complementare), in particolare su un totale di circa 6,7 milioni di adesioni, alla fine del mese di marzo 2015, i PIP nuovi (disciplinati cioè dalla normativa di cui al decreto legislativo n. 252/2005) istituiti esclusivamente da Imprese di Assicurazione sulla vita e distribuiti da Agenti, Banche e Promotori Finanziari ne formano la quota maggiore: oltre 2,5 milioni. Includendo, poi, anche gli iscritti ai “vecchi” PIP (in commercializzazione sino all’entrata in vigore del decreto 252/2005 ossia sino al 31 dicembre 2006) si sfiorano i 3 milioni di aderenti, contro poco più di un milione ai fondi pensione aperti.

Cosa comporta non avere la possibilità di aderire su base collettiva ma, soprattutto, nella scelta della forma pensionistica più adeguata quali sono i profili che un lavoratore autonomo/libero professionista dovrebbe valutare con attenzione?

In linea di massima, le forme ad adesione collettiva rappresentano (o dovrebbero rappresentare) gli strumenti  con minor oneri a carico dell’aderente, se non altro perché privi dello scopo di lucro, al contrario delle forme individuali. Non poter quindi aderire su base collettiva significa dover andare incontro a costi maggiori e a maggior costi (a parità di rendimento) corrisponde una minor prestazione.

L’indicatore sintetico dei costi

Proviamo a fare una comparazione dei costi medi (linee con garanzia, obbligazionarie, bilanciate e azionarie) attraverso l’analisi dell’Indicatore sintetico dei costi:

Fondi negoziali

2 anni il costo medio si attesta intorno all’1%, a 10 anni è di circa lo 0,3% mentre a 35 anni scende allo 0,2%.

Fondi aperti

A 2 anni il costo medio è intorno a circa il 2%, a 10 anni è intorno all’1% e a 35 anni di circa lo 0,80%.

Piani Individuali Pensionistici – PIP

A 2 anni il costo medio viaggia oltre il 3%, a 10 anni è attorno al 2% mentre a 35 anni scende all’1,60%

Risulta evidente come i PIP siano in assoluto gli strumenti più costosi, seguiti dai Fondi aperti e,in ultimo, dai Fondi negoziali. Sembrerebbe quindi che l’impossibilità di aderire a forme collettive da parte dei lavoratori autonomi/liberi professionisti sia una sorta di “condanna” a dover sopportare un maggior onere. In effetti è così, a condizione che i rendimenti siano mediamente gli stessi. Tuttavia, a sentire gli operatori i maggiori costi di un PIP sarebbero annullati, nel tempo, da maggiori rendimenti. Tranne rare eccezioni, la realtà è diversa perché i rendimenti realizzati in passato non sono poi così differenti da giustificare la differenza di costi.

Se allora un lavoratore autonomo/libero professionista, ad oggi almeno, per costruire la sua pensione integrativa è costretto a ricorrere a forme individuali, dovrebbe scegliere il “minore dei mali (costi)” e quindi un Fondo aperto?  Certamente il costo rappresenta una variabile da non trascurare nella scelta dello strumento più idoneo ma non la più importante perché davanti ad una scelta di lunga durata come la previdenza integrativa, forse, la variabile più importante da considerare è la consulenza, la preparazione e l’assistenza che l’operatore a cui ci si rivolge è (o non è) in grado di offrire.

 

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