La pensione dei diplomatici: un assegno più alto del 30% grazie al retributivo

diplomaticiLo comunica l’INPS in un nuovo appuntamento dell’operazione “porte aperte” dedicato alle gestioni previdenziali dei pubblici dipendenti.

Gli assegni pensionistici dei diplomatici sono del 30% più alte rispetto ai contributi versati. E’ quanto risulta dall’operazione porte aperte dell’INPS che ha fatto luce sulle pensioni del personale diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, iscritto alla Cassa dei dipendenti dello Stato (CTPS), istituita il 1° gennaio 1996 come gestione separata dell’INPDAP, la cui soppressione, dal gennaio del 2012, ha portato al trasferimento dei Fondi gestiti all’INPS.

Gli assegni più corposi sono determinati da aliquote di rendimento più elevate rispetto alla generalità dei lavoratori dipendenti e dalla possibilità di valorizzare le indennità riferite all’impiego all’estero che consentono di applicare la maggiorazione convenzionale dell’anzianità contributiva.

Per quanto riguarda le aliquote di rendimento la rivalutazione è pari al 2,33% sino al 15° anno di anzianità (contro il 2% massimo dei comuni lavoratori dipendenti) e dell’1,80% dal 16° anno in poi. 

Un diplomatico con 35 anni di servizio ha una pensione pari al 30% della base pensionabile per i primi 15 anni di servizio, a cui si deve aggiungere il 36% (sempre della base pensionabile) per gli ulteriori 20 anni.

Tali aliquote si applicano:

  • fino al 31 dicembre 2011 per coloro che hanno almeno 18 anni di contribuzione al 31/12/1995;
  • fino al 31/12/1995 per chi aveva anzianità contributive inferiori a tale data.

Fino al 31 dicembre 1992 la quota A della pensione era calcolata sulla base della retribuzione dell’ultimo giorno di servizio, maggiorata del 18% e non esistevano “tetti contributivi”. Per la quota B di pensione (quella dal 1° gennaio 1993 e sono al 31 dicembre 2011 o al 31 dicembre 1995 a seconda della presenza o meno di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995) la base di calcolo (base pensionabile) è data dalla media delle retribuzioni annue percepite in un determinato periodo di tempo e rivalutate in base agli indici ISTAT del costo della vita. L’anzianità contributiva viene inoltre maggiorata ( dal 1996 fino ad un massimo di cinque anni) in relazione a un particolare status dell’iscritto o in base alla natura del servizio svolto.

L’INPS ha fatto alcune simulazioni per far emergere quale sarebbe stato l’importo della pensione di questa categoria di lavoratori se fosse applicato il sistema contributivo invece che retributivo. L’assegno subirebbe una riduzione di circa il 30%.

Per il personale diplomatico con meno di 18 anni di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, viene calcolata anche una terza quota di pensione, la quota C, sulla base delle regole del sistema contributivo. La quota C è determinata dal montante contributivo accantonato dal 1° gennaio 1996 sino alla cessazione del servizio (rivalutato sulla media delle variazioni quinquennali del PIL) moltiplicato per il relativo coefficiente di trasformazione, legato all’età  alla decorrenza della pensione. Le stesse regole di calcolo della quota C si applicano alle anzianità contributive maturate dal 1° gennaio 2012 anche a coloro che avevano almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995.