La rendita vitalizia ottenuta da una polizza vita stipulata successivamente al 31 dicembre 2000 è esente da tassazione, mentre quella derivante da una forma di previdenza complementare è soggetta ad un’imposta sostitutiva variabile da un massimo del 15 per cento a un minimo del 9 per cento in funzione degli anni di adesione superiori al quindicesimo.
Stiamo parlando della rendita “base” ovvero quella di partenza, quella derivante dalla conversione del capitale accumulato.
Ma cosa succede alla rendita in fase di godimento? Sia che derivi da una polizza vita piuttosto che da una forma di previdenza complementare la rendita in fase di godimento si rivaluta in base al risultato ottenuto dalla gestione separata ed è per questo che la rendita vitalizia è sempre riuscita a mantenere il suo potere di acquisto nel tempo.
Questo per quanto riguarda l’aspetto diciamo finanziario, ma da un punto di vista fiscale cosa succede?
Ed è proprio questo il punto su cui vogliamo fare chiarezza perché tra gli intermediari c’è molta confusione.
Proviamo a prendere il caso di Eleonora che ha maturato una rendita di “base” di 7.000,00 euro annui. Alla scadenza del contratto non c’è dubbio che le verrà erogata una rendita di 7.000,00 euro.
L’anno successivo l’importo della rendita si è incrementato di 200,00 euro passando da 7.000 a 7.200 euro. Quale sarà la rendita netta che verrà erogata a Eleonora? Il rendimento sarà assoggettato ad un’imposta sostitutiva del 26% (12,5% per quanto riguarda la parte di rendimento derivante da titoli di stato). Ipotizzando un’imposta pari a 26 euro, la rendita netta sarà quindi pari a 7.174,00 euro (7.200 meno 26).
La rendita del terzo anno è passata da 7.200,00 a 7.450,00 euro. Vediamo quale sarà l’importo netto che verrà erogato a Eleonora. La maggior parte delle persone è portata a pensare che l’imposta viene applicata a 250,00 euro, ossia all’incremento della rendita rispetto all’anno precedente ma non è proprio così. La terza rendita di Eleonora sarà pari a 7.391,50 euro, vediamo perché.
L’imponibile è dato sempre dalla differenza tra l’importo della rendita in erogazione e la rendita senza rendimento, ovvero quella di “base”. In questo caso, quindi, avremo:
- rendita in erogazione: 7.450,00
- rendita di base: 7.000,00
- imponibile: 450,00 che sarà assoggettato all’imposta
Per concludere, ipotizziamo che Eleonora sia arrivata alla quindicesima rendita con un importo di 9.200,00 euro, il nuovo imponibile sarà determinato dalla differenza tra 9.200,00 euro e la rendita di base di 7.000,00 cioè 2.200,00 euro.
rendita | incremento | imponibile |
base: 5.000,00 | 0 | 0 |
5.200,00 | 200,00 | 200,00 |
5.450,00 | 250,00 | 450,00 |
5.800,00 | 350,00 | 600,00 |
6.200,00 | 400,00 | 1.000,00 |
6.700,00 | 500,00 | 1.500,00 |
e così via.