Gran parte delle Casse di previdenza dei liberi professionisti hanno inserito nei loro regolamenti previdenziali la possibilità, per gli iscritti, di versare contributi previdenziali aggiuntivi su base volontaria, al fine di incrementare il proprio montante contributivo e, quindi, l’importo della futura pensione. Dopo un inizio “stentato”, anche a causa della crisi, gli iscritti hanno iniziato, in percentuali crescenti ad avvalersi di questa possibilità in percentuali che cominciano a raggiungere la “doppia cifra”: grazie all’informazione ed al sostegno, talvolta anche “psicologico” dei loro enti previdenziali di riferimento.
Quale è stato il motivo dell’introduzione di una contribuzione facoltativa e, soprattutto, quali Casse l’hanno regolamentata?
A seguito delle riforme previdenziali succedutesi, da ultimo, a partire dal 2012, quasi tutte le Casse professionali sono passate dal sistema di calcolo pensionistico retributivo al – meno generoso – sistema contributivo.
Questo passaggio si è reso necessario per assicurare la sostenibilità previdenziale di lungo periodo, posto che – a differenza delle gestioni pubbliche – la normativa vigente impone a ciascuna Cassa di assicurare l’equilibrio tra entrate contributive e spese per prestazioni su un orizzonte temporale a 50 anni.
Tuttavia, l’applicazione del sistema di calcolo contributivo in regimi che prevedono aliquote contributive relativamente basse applicate dalle Casse (mediamente intorno al 14% del reddito professionale netto), comporta rilevanti problemi di adeguatezza delle prestazioni erogate: particolarmente in prospettiva, quando le nuove leve previdenziali si vedranno erogati trattamenti integralmente computati con tale sistema e non con l’odierno sistema misto.
Alla luce di quest’ultima circostanza, negli anni gran parte delle Casse professionali hanno introdotto nei loro regimi previdenziali, a valle di adeguate e preventive campagne di informazione verso gli iscritti, forme di contribuzione volontaria attraverso le quali gli iscritti possano, anche solo saltuariamente, incrementare i propri montanti contributivi e con essi, pro quota, la loro futura pensione.
Non tutte le Casse si sono mosse verso la contribuzione volontaria. In alcuni casi, perché gli iscritti sono lavoratori dipendenti (come la Gestione Principale INPGI) o hanno meccanismi di versamento contributivo non direttamente legati al reddito (come i Notai e i Farmacisti), mentre in altri casi la questione non è, al momento, all’ordine del giorno.
Può dirsi, tuttavia, che la scelta per l’introduzione di un contributo volontario ha riguardato la maggior parte delle Casse professionali e, segnatamente, quelle relative a:
- Avvocati;
- Dottori commercialisti;
- Consulenti del lavoro;
- Ragionieri;
- Ingegneri ed Architetti;
- Biologi;
- Veterinari;
- Psicologi
Sostanzialmente in tutte le gestioni sopra indicate (ad eccezione della Cassa Forense e dei Veterinari), la contribuzione facoltativa ha presupposti simili;
1) è applicata da Casse che adottano il sistema di calcolo contributivo;
2) prevede, a favore dell’iscritto, una pressochè totale flessibilità nel decidere annualmente se versare la contribuzione volontaria ed il relativo importo;
3) prevede la totale deducibilità dei contributi facoltativi dal reddito imponibile, poiché si tratta comunque, a tutti gli effetti, di contributi previdenziali finalizzati all’erogazione di una pensione di primo pilastro.
Si fornisce, di seguito, una sintetica carrellata delle peculiarità previste dalle diverse Casse professionali.
Cassa Forense
La Cassa prevede un “contributo modulare volontario”, per il quale ogni Avvocato può optare, in sede di invio della comunicazione reddituale obbligatoria annuale, indicando la percentuale contributiva facoltativa ed aggiuntiva prescelta, nell’ambito di un delta tra l’1 ed il 10% del reddito professionale netto dichiarato ai fini Irpef. In caso di successivo mancato pagamento non si prevedono sanzioni.
La contribuzione modulare versata viene rivalutata annualmente in base al 90% del rendimento medio ottenuto dalla Cassa nell’ultimo quinquennio dall’impiego di risorse patrimoniali (minimo garantito 1,5%).
La quota modulare genera una prestazione calcolata con il metodo contributivo, mentre il contributo obbligatorio alimenta la pensione di base prodotta con il sistema retributivo “corretto” ancora vigente per questa Cassa. Secondo i dati di Cassa Forense, la facoltà è stata esercitata da poco meno dell’8% degli iscritti, con un costante incremento nell’ultimo triennio.
Dottori Commercialisti
Per i Dottori Commercialisti, la contribuzione volontaria è assistita anche da un meccanismo di premialità previdenziale.
La Cassa permette agli iscritti di versare somme aggiuntive fino al 100% del reddito professionale netto realizzato e, a partire dal 2012, è stato introdotto un meccanismo contributivo premiale, in virtù del quale, a fronte del pagamento della quota minima del 12%, viene riconosciuto un 3% in più ai fini pensionistici. Inoltre, per chi scelga di versare importi superiori alla predetta aliquota “base”, viene riconosciuto un “premio” dello 0,2% per ogni punto percentuale di versamento aggiuntivo, fino ad un massimo dell’1% di premialità per chi opti per chi versi almeno il 17% di contribuzione percentuale sul reddito professionale. Dai dati forniti dalla Cassa, emerge che circa l’11% degli iscritti si è avvalso della facoltà di versamento aggiuntivo.
Ragionieri e Periti Commerciali
La Cassa sta studiando la possibilità di riconoscere un bonus (da definire) agli iscritti che versano contributi eccedenti il minimo. Attualmente, i versamenti volontari (fino al 25%) sono considerati alla stregua della contribuzione ordinaria (al 15%) e il montante viene rivalutato annualmente, con esclusione della contribuzione dell’anno, a un tasso pari alla media quinquennale del Pil nominale.
Consulenti del Lavoro
L’ENPACL consente di optare per “moduli aggiuntivi di contribuzione”, di importo pari a 500 euro o suoi multipli. Il montante così integrato è rivalutato annualmente in base al 90% della media quinquennale del rendimento netto del patrimonio investito dalla Cassa, con un minimo del 1,5 per cento. Il Consulente del Lavoro decide annualmente se e quanto versare ma, in questo caso, la facoltà non sembra aver avuto successo tra gli iscritti, dato che – dai dati dell’Ente – emerge che nello scorso anno ne ha fruito solo l’1,8% degli iscritti.
Ingegneri e Architetti
Dal 2013 gli Ingegneri e gli Architetti iscritti ad Inarcassa (compresi i pensionati che proseguono nell’esercizio professionale) possono versare un “contributo soggettivo facoltativo” aggiuntivo, calcolato in base ad un’aliquota modulare compresa tra l’1% e l’8,5%, del reddito professionale netto, con un minimo annuo infrazionabile di 195,00 euro ed un massimo di 10.336,00 euro.
Il versamento può essere effettuato dopo la presentazione della dichiarazione riferita ai redditi dell’anno precedente, in un’unica soluzione oppure tramite versamenti multipli, entro il 31 dicembre dell’anno in corso. La scelta è annuale ed a totale discrezione dell’iscritto.
Medici Veterinari
I Veterinari possono versare un contributo facoltativo per un numero minimo di 5 anni, anche non consecutivi, acquisendo il diritto all’erogazione, in aggiunta alla pensione base (retributiva), di una pensione aggiuntiva calcolata con il metodo contributivo (con dei correttivi).
Psicologi
A partire dai redditi 2015, l’ENPAP consente agli iscritti di scegliere annualmente, in occasione della presentazione della comunicazione reddituale obbligatoria, se versare contribuzione aggiuntiva con incrementi (rispetto al contributo ordinario del 10%) in unità di punto percentuale fino all’aliquota massima del 20%. Il contributo viene accreditato sulla posizione personale ad incremento del montante contributivo finalizzato all’erogazione della pensione ordinaria, conseguentemente incrementata.