La prestazione occasionale risulta essere un sistema di lavoro particolarmente interessante per i giovani o per coloro che, pur avendo già un lavoro, riescono a procurarsi dei guadagni extra con dei piccoli lavori. E’ particolarmente indicata per coloro che stanno avviando una libera professione ma non hanno ancora intenzione di aprire una partita IVA che, si sa, comporta elevati costi di gestione annuali a cui è necessario poter far fronte e, nei primi momenti dell’attività, non sempre è possibile.
Quando si ha la possibilità di sfruttare le proprie doti e competenze al di fuori di un già esistente ambito lavorativo, la partita IVA sarebbe inutile, un balzello superfluo non necessario se si tratta di lavori occasionali che garantiscono esclusivamente un guadagno extra; purtroppo non tutti conoscono questa possibilità e, infrangendo la legge ed evadendo le tasse, preferiscono fare tutto in nero. E’ necessario sapere che chi sceglie il sistema della prestazione occasionale, se vengono rispettati alcuni paletti imposti dalla legge, è esentato dal pagamento delle tasse ma lavora nel pieno rispetto delle regole e non incorre in nessun tipo di sanzione pecuniaria che, in caso di evasione fiscale, risulta essere piuttosto elevata.
Questa tipologia di lavoro non ha una lunga tradizione nel nostro ordinamento ma è stata introdotta recentemente con la riforma del lavoro del 2003, attraverso la cosiddetta Legge Biagi e, affinché possa essere riconosciuta come tale, deve appunto rispettare i famosi paletti dettati per legge:
- non dev’essere un’attività abituale;
- dev’essere un’attività non professionale;
- non deve svolgersi con continuità;
- non dev’esserci una coordinazione.
Detto ciò e stando a quanto dice l’articolo specifico che regola questa attività, possono essere considerati lavoratori occasionali coloro che si impegnano a svolgere un’opera o un lavoro in proprio dietro corrispettivo, senza che vi sia nessuna forma di coordinazione o di subordinazione col committente.
Data la natura del tipo di lavoro e la sua definizione, è normale che questo genere di collaborazione non debba necessariamente essere regolamentata da un contratto di prestazione occasionale scritto perché, fra le due parti, non ci deve essere nessun vincolo continuato e nessuna subordinazione o coordinazione. Il collaboratore occasionale ha piena libertà di svolgimento del lavoro occasionale che gli viene commissionato.
Ovviamente, dal momento che questo genere di collaborazione occasionale sottostà a un particolare regime fiscale che spiegheremo in seguito, affinché possa essere considerato tale deve rispondere anche ad altri importanti e determinati requisiti che fanno sì che, per legge, possa essere considerata una collaborazione occasionale e non professionale:
- la collaborazione con uno stesso committente non può essere più lunga di trenta giorni in uno stesso anno solare, altrimenti diventa abituale e continuativa;
- la somma di tutti i compensi percepiti non può essere superiore ai 5000 euro (5 mila) netti in uno stesso anno solare.
Se si dovessero verificare fattispecie contrarie a quanto detto finora, la collaborazione da occasionale diventerebbe a progetto o professionale e dovrebbe essere regolata dalle specifiche norme in merito.
Uno degli aspetti più particolari e delicati di questo genere di prestazione lavorativa è, senza dubbio, quello contributivo.
Va subito detto che chi si attiene ai limiti fissati per legge è esentato dal pagamento contributivo INPS, perché? Perché il professionista occasionale non può essere considerato né un lavoratore dipendente (nessun legame di subordinazione col committente e nessuna busta paga a fine mese) né un lavoratore autonomo (non raggiungendo i 5000 euro lordi all’anno non può essere considerato tale). Per questo motivo non deve nulla all’ente di previdenza sociale e non ha quindi nessun diritto all’assegno di previdenza previsto per le altre categorie. Superando il limite di 5mila euro annuali, invece, il lavoratore occasionale perde il suo status ed è costretto a iscriversi alla Gestione Separata INPS, versando quindi quanto dovuto dal regime contributivo.
Stando alla legge, però, chi supera i 5000 euro, è tenuto a versare i contributi solamente per la quota che eccede tale limite: se, per esempio, un lavoratore autonomo occasionale a fine anno ha percepito un reddito netto pari a 6700 euro (con una o con la somma di più prestazioni occasionali), la quota contributiva dovrà essere pagata esclusivamente sui 1.700 euro eccedenti e non sull’intero guadagno. Nel momento in cui il lavoratore si accorge di aver oltrepassato la soglia fissata per legge, deve dare comunicazione al suo committente e, quindi, procedere con l’iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS, a meno che non sia già un iscritto.
E’ necessario sapere che anche chi svolge un lavoro occasionale è tenuto a rilasciare la ricevuta di pagamento: quindi va fatta la ricevuta per la prestazione occasionale, qualunque status abbia il committente del lavoro. Va specificato che, nel caso in cui ci si trovi a svolgere un servizio per un soggetto che può essere definito sostituito d’imposta (amministratore di condominio, libero professionista, società o enti vari, imprese individuali ecc.) i compensi percepiti sono soggetti al regime di ritenuta d’acconto.