Preparato da tempo, il documento del Fondo monetario internazionale è stato reso noto prorio in questi giorni come memorandum per il prossimo possibile (forse) governo.
Si tratta di un rapporto a dir poco agghiacciante che ripropone misure di austerità che in campagna elettorale sembravano dissipate. Addirittura rimessa in campo la possibilità di rivedere i meccanismi per la concessione della pensione di reversibilità (di cui si era già parlato un anno fa’ sollevando l’ira di certe parti politiche.
Il 19 marzo scorso il Fondo Monetario Internazionale ha levato alte grida sull’Italia e c’è mancato poco che non si strappasse le vesti. Altro che abolire la riforma Fornero!
Per il Fondo Monetario la spesa pensionistica italiana resta molto elevata. Nonostante le varie riforme fatte, fra le quali la Fornero appunto , è pari al 16% del Pil ed è la seconda nell’area euro dopo la Grecia. Questo è quanto afferma un ‘working paper’, un quaderno di lavoro del Fmi curato da Michael Andrle, Shafik Hebous, Alvar Kangur e Mehdi Raissi e dal titolo ‘Italy: toward a growth-friendly fiscal reform’ (Italia: per una riforma fiscale favorevole alla crescita).
Il documento dell’ Fondo monetario internazionaleIMF identifica le opzioni per favorire la crescita ed è diviso in quattro parti:
- Spesa pubblica
- Sistema pensionistico
- Ribilanciamento delle entrate
- Le politiche favorevoli alla crescita
Il sistema pensionistico
La spesa pensionistica è in continua crescita, nonostante la riforma Fornero, perché pesano gli eccessi di spesa pre-crisi che non sono stati eliminati. Per questo motivo potrebbero essere necessari nuovi risparmi, considerevoli e durevoli, riducendo l’enorme spesa pensionistica ( enorme per il fondo monetario naturalmente!).
L’Italia è seconda solo alla Grecia. Per ridurla sono state fatte diverse riforme.
Le proiezioni previdenziali italiane poggiano su ipotesi ottimistiche, come l’aumento costante dell’occupazione e il mantenimento di tassi di crescita del PIL molto elevati.
La maggior parte della spesa per le prestazioni sociali si concentra nelle pensioni, che riflette sia un’alta percentuale di popolazione anziana che una generosa pensione con alti tassi di sostituzione. Però la spesa per prestazioni sociali non pensionistiche in Italia è bassa, frammentata e scarsamente mirata rispetto ad altri paesi dell’UE.
Riforme passate e il sistema attuale
Dal 1992, il sistema pensionistico in It alia ha subito molteplici riforme. Fondamentale i l passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo nel 1995, aggiornamenti periodici basati sui tassi di mortalità (2007), l’inasprimento dei requisiti di ammissibilità (1992, 1995, 1997, 2004, 2007, 2011), l’ allineamento dell’età pensionabile legale delle donne con quella maschile (2010, 2011), e indicizzazione dell’età pensionabile all’aspettativa di vita.
La transizione dal vecchio sistema al contributivo ha diviso i beneficiari delle pensioni in due categorie, sulla base degli anni di assicurazione accumulati prima o dopo il 1995 facendo ricadere gli oneri solo sui futuri pensionati.
Il sistema contributivo come è noto si basa sui contributi versati anziché sulla media delle retribuzioni degli ultimi anni (base pensionabile).
Come in qualsiasi sistema a ripartizione la sostenibilità dipende anche dalle tendenze demografiche e dai risultati di crescita e occupazione.
Come intervenire
Si dovrebbe prendere in considerazione l’adozione di misure che possano produrre risparmi nel prossimo futuro e risparmi sicuri a medio termine, in linea con le attuali impostazioni economiche.
I risparmi a breve termine derivano dall’affrontare l’eccessiva generosità e la mancanza di equità attuariale dei pensionati retributivi e misti. Il Fondo monetario ripopone la vecchia ricetta di ricalcolo delle pensione in essere che anche in Italia ha numerosi supporters.
- Migliorare l’equità intragenerazionale spostando e riducendo le rendite per i pensionati che finora sono stati relativamente meglio;
- Eliminare completamente la quattordicesima mensilità della pensione e ridurre la tredicesima equivalente ai benefici annuali per tutti i pensionati nel retributivo e misto.
- Introdurre un limite di età per un coniuge superstite e limitare i pagamenti ai parenti diversi dal coniuge o l’orfano sopravvissuto. Ciò limiterebbe l’ammissibilità per una pensione di reversibilità,ridurre la spesa e incentivare la partecipazione alla forza lavoro;
- Ricalibrare le pensioni esistenti sulla base del sistema contributivo. Questo servirebbe a ridurre la spesa pensionistica a breve e medio termine riducendo le prestazioni a coloro che hanno beneficiato del generoso schema retributivo e non influenzerà la spesa a lungo termine;
- Armonizzare le aliquote contributive dei lavoratori autonomi con quelli dei lavoratori dipendenti.Tassi di contribuzione inferiori per i lavoratori autonomi costituiscono un trattamento preferenziale.