I vantaggi per l’azienda che trasferisce il TFR del dipendente a un fondo pensione

TFRGeneralmente il trattamento di fine rapporto  viene utilizzato dalle aziende come “forma di autofinanziamento” e la possibilità che il dipendente chieda di conferirlo ad una forma di previdenza complementare non è sempre ben vista dal datore di lavoro perché ritenuto un costo.

Questo modo di pensare generalizzato, molto probabilmente, è dovuto alla mancanza di una corretta informazione sulla materia perché, nella realtà, il conferimento del TFR a un fondo pensione può solo portare vantaggi economici (finanziari e contributivi) all’azienda, ed è quello che vogliamo dimostrare con questo approfondimento.

Il costo dell’autofinanziamento

Il tratamento di fine rapporto rappresenta un costo del lavoro (7,41% della retribuzione lorda, di cui il 6,91% realmente accantonato per il lavoratore) che non può in alcun caso essere eliminato nemmeno con il trasferimento alla previdenza complementare, ma ci sono alcuni costi che, invece, possono essere evitati:

  • il versamento al Fondo di Garanzia INPS (in caso di fallimento dell’azienda), pari allo 0,20% delle retribuzioni annue lorde;
  • la rivalutazione annuale prevista dalla legge (1,5% fisso + il 75% dell’inflazione).

Quantifichiamo i costi

Prendiamo ad esempio un’azienda, Beta S.R.L., con 15 dipendenti che ha un monte retribuzioni lorde annue pari a € 350.000,00. Quest’azienda deve versare al Fondo di Garanzia INPS lo 0,20% delle retribuzioni, ossia € 700,00 (350.000 x 0,20%).

Il TFR maturato in corso d’anno è pari a € 25.935,00 (7,41% x 350.000) di cui € 1.750,00 (0,50% di 350.000) devono essere versati come contributo di solidarietà al Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti, per cui il TFR realmente accantonato per i dipendenti è pari a € 24.185,00  ( 25.935,00 meno 1.750,00).

Ipotizziamo ora una rivalutazione annua pari all’1,70% (1,50% + 0,20%) che rappresenta un costo di € 411,15 (1,70% di 24.185,00).

Il costo complessivo del TFR è quindi pari a € 1.111,15 euro (700,00 per il Fondo Garanzia + 411,15 per la rivalutazione) che rappresenta, sulla quota di TFR considerato, il 4,6%

Le forme di compensazione

Il decreto n. 252/2005 ha previsto alcune forme di compensazione a favore delle aziende i cui dipendenti trasferiscano il TFR maturando verso forme di previdenza complementare.Si tratta di benefici fiscali e contributivi che vediamo adesso di analizzare e  quantificare:

 

  • beneficio fiscale: deduzione dal reddito di impresa del 4% (per le aziende con meno di 50 dipendenti) o del 6% (per le aziende con oltre 49 dipendenti), percentuale da applicare all’importo effettivo del TFR conferito;
  • beneficio contributivo: riduzione pari allo 0,28% sugli oneri sociali (per disoccupazione, assegni nucleo familiare) che devono essere versati dall’azienda, riduzione che deve essere calcolata sulle retribuzioni totali dei dipendenti che hanno conferito al fondo il proprio TFR.

Vediamo ora a quanto ammonta il risparmio complessivo per l’azienda riprendendo l’esempio precedente:

Ipotizziamo che tutti e 15 i dipendenti aderiscano a una forma di previdenza complementare e vi  trasferiscano il TFR maturando, le compensazioni saranno:

  • deduzione del 6% (meno di 50 dipendenti) dal reddito d’impresa:€ 1.451,10, ossia il 6% del TFR trasferito (24.185,00), con un risparmio effettivo d’imposta di € 348,26  (*);
  • riduzione oneri sociali, 0,28%:  980,00, ossia lo 0,28% delle retribuzioni lorde (350.000,00).
(*) Le società di capitale pagano un’imposta fissa sull’utile pari al 24%, per cui con una deduzione di 1.451,10 euro il risparmio effettivo è di 348,26 euro.

In sostanza abbiamo un risparmio, dovuto alle misure di compensazione, di  1.379,06 euro (348,26 + 980,00), che rappresenta in percentuale sulla quota di TFR considerato il 5,7%.

Il risparmio complessivo

Nell’esempio che abbiamo analizzato, l’azienda che ha trasferito l’intera quota annua del TFR a un fondo pensione ha, nel complesso:

  • risparmiato il costo dell’autofinanziamento non versando al Fondo di Garanzia lo 0,20% (€ 700,00);
  • risparmiato il costo della rivalutazione pari all’1,70% (€ 411,15);
  • portato in deduzione dal reddito d’impresa il 6% del TFR trasferito con un risparmio effettivo d’imposta (€ 348,26);
  • risparmiato lo 0,28% sul versamento degli oneri sociali (€ 980,00).

Il risparmio complessivo risulta pari a  2.439,41 (700,00 + 411,15 + 348,26 + 980,00) che corrisponde a circa 10 punti percentuali sul TFR considerato (24.185,00).

 

 

 

 

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