Non passa giorno che il Governo non parli delle riforme allo studio sulle pensioni. L’ultima novità riguarda le pensioni d’oro, ovvero quelle superiori ai 5 mila euro mensili sulle quali l’intenzione è il ricalcolo contributivo per recuperare circa un miliardo da destinare a quelle più basse. Riguardo quest’ultima grande geniale pensata, crediamo sia doveroso fare qualche piccola considerazione realistica.
I numeri
I pensionati che ricevono un assegno superiore ai 5 mila euro mensili sono poco più di 30 mila con un costo di circa 4 miliardi. Ora bisogna verificare quanti di questi soggetti hanno avuto il sistema di calcolo retributivo e quanti quello contributivo, ma indipendentemente da questo è davvero possibile che il sistema retributivo sia sempre migliore di quello contributivo?
Proviamo a fare un esempio semplice, prendiamo due lavoratori di cui il primo, Giovanni, vada in pensione con il sistema di calcolo retributivo ed il secondo, Mario, con quello contributivo (in realtà non è più possibile avere interamente il sistema retributivo ma è solo per chiarire il concetto). Supponiamo che l’età pensionabile sia 68 anni e che entrambi abbiano avuto una carriera lavorativa di 40 anni come dipendenti nella stessa azienda con le medesima retribuzione annua lorda reale media di 30.000 euro. Giovanni percepirà un assegno di 24.000 euro, determinato dai 30.000 euro x 40 anni di contribuzione x l’aliquota di r rendimento del 2%. Andiamo adesso a calcolare la pensione di Mario che avrà accumulato un montante di circa 400.000 euro, determinato dalla retribuzione lorda x aliquota contributiva pari al 33% x 40 anni. Bene l’assegno che percepirà Mario è pari a 23.630 euro, determinato dal montante contributivo accumulato (badate bene, calcolato senza le rivalutazioni annue!) per il divisore 16,922.
Dato che i titolari di pensioni superiori ai 5 mila euro annui sono per lo più dipendenti, ci permettiamo di dubitare fortemente che con il taglio proposto si possa recuperare il miliardo dichiarato.
Illegittimità