Età pensionabile a 71 anni

Il primo  gennaio 2019 entrerà in vigore il nuovo requisito anagraficoper maturare il diritto alla pensione di vecchiaia che passerà dagli attuali 66 anni e 7 mesi ai 67 anni.

Ed ecco che l’occasione per attaccare di nuovo la riforma Fornero è ghiotta: “non è giusto essere costretti a lavorare così a lungo”, “così facendo si ostacola l’ingresso nel mondo del lavoro ai giovani” …….. e chi più ne ha più ne metta.

 

Dal nostro umile punto di vista, abbiamo sempre difeso a spada tratta la riforma Fornero, un intervento che riteniamo essere indispensabile per poter mantenere in equilibrio un sistema che, non certo per responsabilità del governo Monti, era arrivato sull’orlo dell’abisso.

Questo non significa che questa riforma non abbia alcuni aspetti discutibili e oggetto di cambiamento, tutt’altro.

Uno di questi riguarda appunto i giovani (e anche chi non può più definirsi tale), ovvero coloro che si sono affacciati nel mondo del lavoro successivamente alla data del 31 dicembre 1995, Per loro l’importo della pensione sarà determinato esclusivamente in regime di calcolo contributivo, basato esclusivamente sui contributi versati.

 

L’età pensionabile

 

I requisiti per maturare il diritto alla pensione di vecchiaia a oggi sono:

 

  • requisito contributivo (*): almeno 20 anni di anzianità contributiva
  • requisito anagrafico: almeno 67 anni di età dal 2019

(*) il requisito anagrafico è comunque adeguato, ogni due anni all’incremento dell’aspettativa di vita media

 

Questo è quanto ci dicono. Ma non è sempre perché spesso può essere un dato non veritiero.,

 

Se per tutti i lavoratori assicurati INPS il requisito contributivo minimo per maturare la pensione di vecchiaia è pari a 20 anni, il requisito anagrafico non sempre lo è. Infatti, per coloro che si trovano in un sistema di calcolo esclusivamente contributivo (inizio attività dopo il 31 dicembre 1995 o esercizio dell’opzione per il sistema di calcolo contributivo) il requisito anagrafico potrebbe essere diverso.

Infatti, per maturare il diritto alla prestazione è necessario che l’importo della pensione sia almeno pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.

Nel 2018 l’importo dell’assegno sociale è pari a € 453,00 mensili, corrispondenti a € 5.889,00 annui (453 x 13 mensilità), questo significa che per aver diritto alla pensione l’importo dell’assegno dovrà essere almeno pari a € 8.883,50 (5.889 x 1,5).

 

Se l’assegno risulta inferiore, bisogna attendere ill compimento dei 70 anni e 7 mesi di età sino al 31 dicembre 2018 che diventeranno 71 anni dal 1° gennaio 2019.

 

Chi, tra coloro che si trovano nel sistema di calcolo esclusivamente contributivo, dovrà attendere il 71° (e oltre) anno di età per ricevere la pensione? Proviamo a capirlo con un esempio:

 

Vincenzo ha iniziato a lavorare, piuttosto tardi, nel 1996 con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa. La sua carriera lavorativa è stata spesso discontinua con alternanza di periodi d’inattività. Giunto all’età di 67 anni decide di andare in pensione dopo 22 anni di contribuzione effettiva nella gestione separata INPS. Il montante contributivo maturato è pari a €  115.000,00 (ipotizzando un reddito medio annuo imponibile reale di € 20.000,00). Applicando al montante il coefficiente del 67° anno di età pari al 5,7% l’importo della pensione annua è pari a € 6.270,00 inferiore a € 8.883,50.

 

Vincenzo non ha diritto alla pensione dovrà continuare a lavorare e attendere di aver superato il 71° anno di età per ricevere la prestazione.

 

Il montante contributivo necessario

 

Che importo deve avere il montante contributivo per evitare di dover lavorare sino a 71 anni? Molto semplice, a 67 anni di età con un coefficiente di conversione pari al 5,7%, per  avere un assegno almeno pari a € 8.853,50 è necessario aver accumulato contributi per almeno € 156.000,00 euro. Impresa possibile? Analizziamo qualche caso:

 

  • A un titolare d’impresa artigiana o commerciale (aliquota contributiva 24%) con un reddito medio annuo reale imponibile di € 20.000,00 non sono sufficienti 34 anni di lavoro continuativo per raggiungere 156 mila euro di contribuzione.

 

  • A un lavoratore dipendente (aliquota contributiva 33%), sempre con una retribuzione media annua reale imponibile di 20.000,00 euro, sono necessari almeno 25 anni di lavoro continuativo.

 

  • E per un giovane parasubordinato, con una carriera lavorativa discontinua? E’ molto probabile che per questa categoria di lavoratori (sempre più diffusa) l’età pensionabile sia già fissata oggi a 70 anni e 7 mesi.

 

Ci piacerebbe conoscere la logica (motivo) che ha portato il legislatore a introdurre questa norma, ma forse di logica non si può parlare.

Ci piacerebbe, infine, che quest’ informazione fosse diffusa tra i giovani che certamente la ignorano.

 

 

 

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