Ecco perché la riforma Fornero è giusta e non altrettanto la sentenza della Consulta

fornero Cerchiamo prima di tutto di fare un po’ d’ordine ricordando, a chi ha la memoria corta, cosa è accaduto nel mese di novembre del 2011.

La riforma Fornero non aveva assolutamente in programma il    blocco delle rivalutazioni delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo (circa 1.400 euro lordi mensili). Era una riforma che non poteva dare risparmi nell’immediato ma solo nel lungo periodo. La situazione finanziaria del Paese era drammatica e puntava pericolosamente in direzione della Grecia con lo spread a un livello inaccettabile, sopra i 500 punti.

Il Tesoro aveva bisogno di fare cassa nell’immediato e chiese il taglio dell’indicizzazione delle pensioni che fu puntualmente deciso per il periodo 2012 – 2013.

Due considerazioni in merito:

  • la prima è che fu grazie al blocco delle rivalutazioni delle pensioni superiori a 1.400 euro lordi mensili che non si rese necessario toccare quelle più povere;
  • la seconda è che grazie alla riforma Fornero l’Italia riuscì ad evitare il default.

Da tempo e da più parti (Governo, Sindacati, Parlamento) vengono annunci o si assumono iniziative per portare avanti una sorta di “contro riforma Fornero” perché considerata troppo rigida e pagata a caro prezzo dal cittadino.


Anche qui due brevissime considerazioni:

  • la prima, è davvero strano che certe iniziative vengano sempre proposte in vicinanza di una tornata elettorale ma quello che veramente lascia senza fiato è la  presa in giro nei confronti del cittadino quando la richiesta arriva dagli stessi partiti e parti sociali che avevano a larga maggioranza approvato la riforma;
  • la seconda considerazione è che forse dovremo prendercela (sul serio però) non con il medico che cerca di curare l’ammalato ma con chi ha causato la malattia. Forse sarebbe bene smettere di fare sempre e solo propaganda elettorale ed iniziare a rispettare il mandato ricevuto dal popolo.

E veniamo alla sentenza della Consulta, una sentenza i cui effetti saranno evidenti nei prossimi mesi quando si renderà necessario trovare la copertura finanziaria stimata in più di 10 miliardi di euro (previsione ottimistica) e che è stata pronunciata su iniziativa di chi percepisce pensioni alte, le categorie dei manager. E’ corretto (ma soprattutto giusto) affermare che è un diritto acquisito la salvaguardia del potere di acquisto di pensioni da 5.000 e più euro al mese o dovremo piuttosto chiederci chi paga il conto?

Il grosso pericolo di questa sentenza è che i diritti acquisiti di qualcuno schiaccino quelli di qualcun altro, a partire dalle giovani generazioni a cui verrà sicuramente presentato il conto.

Un’ultima e sola considerazione per terminare: dov’era la Consulta quando nel 2007 il Governo Prodi attuò il blocco delle rivalutazioni delle pensioni?

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