Tratto da un articolo di Giuliano Cazzola – Le Formiche
Anche quando la crisi è più acuta e i trend dei tassi di occupazione, disoccupazione, inattività non presentano segni sostanziali di inversione di tendenza, il mercato del lavoro non è mai una “foresta pietrificata”, ma da’ conto di uno scenario dinamico, dove spesso la domanda non s’incontra con l’offerta, perché le competenze di chi il lavoro lo cerca, spesso inutilmente, non soddisfano le esigenze di quei datori che sarebbero disposti ad assumere.
“Competenza” diventa quindi una parola chiave, un parametro indispensabile per avviare un’effettiva politica attiva del lavoro dove conterà sempre meno ciò che si è, ma ciò che si sa fare.
Il Rapporto annuale dell’ISTAT 2015 riassume gli aspetti essenziali dell’indagine sull’andamento occupazionale delle professioni all’interno del sistema della competenza, con riferimento al 2014. L’indagine ha lo scopo di monitorare i fabbisogni professionali nel mercato del lavoro. Tra il 2011 e il 2014 l’occupazione è diminuita, nel complesso di 319 mila unità. Tuttavia, considerando che le 508 categorie “monitorate” è possibile effettuare la seguente classificazione:
- 82 professioni sono in “crisi” ( – 1,3 milioni di occupati);
- 70 sono definite “vincenti” (+ 1,4 milioni di occupati);
- 356 restano “stazionarie” ( – 363 mila occupati).
Nelle professioni stazionarie sono impiegati più di 10 milioni di lavoratori; in quelle in crisi 5,3 milioni; in quelle vincenti 6,6 milioni. Nel 2014 la metà degli occupati delle professioni vincenti si trova nei grandi raggruppamenti di quelle qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (26,7%) e in quelle delle professioni non qualificate (23,2%), mentre quote intorno al 13% sono presenti nelle coorti delle professioni intellettuali, tecniche, esecutive, mentre una parte residuale si trova tra i dirigenti e gli imprenditori. nell’indagine vengono indicate 4 categorie di competenza delle professioni:
- le specializzate tecniche;
- le specializzate non tecniche;
- le tecniche operative;
- le elementari.
Cominciamo dal primo gruppo, che comprende il 12,6% degli occupati (il 9,6% tra le professioni vincenti): Le professioni specializzate non tecniche raggruppano il 31,8% del totale (il 32,8% tra le vincenti). Le tecniche operative occupano il 19,6% (il 13,5% tra le vincenti) mentre le elementari il 36% ( il 44,2% tra le vincenti).
Passando in rassegna le professioni, nel 2014, quelle specializzate tecniche “vincenti” sono 12 (esempi: responsabili di produzione manifatturiera, analisti e progettisti di software, specialisti in saldature elettroniche, ingegneri elettrotecnici, gestori di strutture ricettive). I giovani al di sotto dei 35 anni sono pari al 21,2%. Tra le professioni non tecniche quelle “vincenti” sono 22, raggruppabili in tre prevalenti profili:
- professioni con competenze di carattere generale, economico e amministrativo;
- educatori e docenti con elevate capacità comunicative;
- professioni sanitarie (in questa tipologia il 46% ha un elevato titolo di studio e il 58% è composto da donne).
Quanto alle professioni tecniche operative quelle in crescita sono 16 e in generale si tratta di professioni operaie (anche agricole) con differenti livelli di qualifica. Qui sono inquadrate le quote più elevate di giovani (il 26%) e quelle più basse di laureati (il 3%).
Tra le professioni elementari quelle “vincenti” sono 20: il 91,3% è occupato nei servizi, in particolare a quelli alla persona e alle famiglie (24,7%). Due occupati su tre sono donne (badanti, operatrici socio-sanitarie, colf). Poco meno di uno su tre è straniero. La metà ha un basso titolo di studio: Quanto al numero complessivo degli addetti riconducibili a ciascuna delle sopraelencate professioni “vincenti” i dati per il 2014 possono così essere ricapitolati:
- specializzate tecniche, 12 professioni e 632 mila occupati;
- specializzate non tecniche, 22 professioni e 2,16 milioni di occupati;
- tecniche operative, 16 professioni e 800 mila occupati;
- elementari, 20 professioni e 2,9 milioni di occupati.