Secondo le ultime proiezioni inserite all’interno del nuovo Documento di Economia e Finanza (conosciuto comunemente come DEF) stanno rilanciando in queste ore la discussione in merito alla tematica previdenziale e le riforme d’austerità di questi ultimi anni.
Nonostante la campagna elettorale sia ormai terminata, non sembra infatti essersi concluso il dibattito. Se da un lato troviamo le esigenze di tenuta dei conti finalizzate a garantire la sostenibilità di medio e lungo termine del sistema, dall’altro vi sono le legittime rivendicazioni dei lavoratori, molti dei quali non riescono ad accedere al pensionamento.
L’ultimo allarme giunto in merito alla tematica previdenziale lo troviamo all’interno del DEF e riguarda il livello di indebitamento presunto che sarebbe stato raggiunto nel caso in cui non fossero state attuate le riforme pensionistico del 2004 (Sacconi Governo Berlusconi) e del 2011 (Fornero governo Monti). Secondo quanto riportato il debito pubblico italiano avrebbe potuto raggiungere il 150% del PIL nel breve periodo e addirittura il 200% nel lungo termine. Il riferimento va in particolare alla stagione dei pensionamenti dei cosiddetti baby boomer, ovvero di quei lavoratori che dovrebbero andare in pensione tra il 2030 e il 2040.
Stime che sono state calcolate, tra l’altro, al netto degli interventi di flessibilità più recenti (come nel caso dell’APE sociale e della quota 41 dei lavoratori precoci che vivono situazioni di difficoltà).
I dati dell’INPS
D’altra parte, che le recenti manovre restrittive abbiano avuto un forte impatto sui conti (e sulla difficoltà di ottenere l’accesso alla pensione da parte dei lavoratori), emerge anche dai nuovi dati rilasciati dall’Inps. L’Istituto pubblico di previdenza ha infatti registrato (anno su anno) un calo nel numero degli assegni liquidati, scesi dell’8.3%. Un trend che coincide con l’incremento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia per le donne, che si sono viste equiparare i parametri alla popolazione maschile. Ma alla stretta farà seguito il prossimo anno un ulteriore fardello, corrispondente al nuovo adeguamento all’aspettativa di vita, che incrementerà nel biennio 2019-2020 di ulteriori 5 mensilità i requisiti utili per l’ottenimento dell’assegno di vecchiaia o di anzianità.